Festival del Giornalismo, le nuove frontiere dell’intimidazione

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PERUGIA – “La nuova frontiera dell’intimidazione” è l’evento svoltosi questa mattina a Perugia. Durante il Festival del Giornalismo Claudio Cordova, giornalista calabrese direttore de “Il Dispaccio”, si è espresso su questa tematica in un incontro che ha avuto luogo presso Palazzo Sorbello. Il reporter di Reggio Calabria è stato supportato dalle testimonianze di Rosella Canadè della “Gazzetta di Mantova”, Franco Castaldo fondatore e direttore della testata “Grandangolo” e quella dell’avvocato Valerio Vartolo. «Non ho paura della mia persona – afferma la Canadè – ma delle persone che non riescono a reagire in maniera forte. Questo dormiveglia fa solo del bene ai mafiosi. A loro non conviene fare degli attentati poiché ciò vorrebbe dire che esistono. Fanno un’azione subdola – afferma – minacciando querele per intimorirti».

Il silenzio fa più paura delle parole ed è proprio per questo che l’inchiesta ha motivo di esistere. L’obiettivo è quello di divulgare in maniera sempre più forte ciò che il singolo giornalista raccoglie. Questo non basta mai e c’è sempre bisogno di continuare a lottare. Bottiglie piene di benzina, proiettili inseriti in una busta, oltre ad ulteriori altre modalità, rappresentano il modus operandi vecchio stampo delle mafie. «Conosco questo mondo da oltre 30 anni – dichiara Castaldo – e sono sicuro che molti freelance non abbiano la possibilità di difendersi. È “fortunato” chi ha alle sue spalle una testata giornalistica forte economicamente e dedita al valore proprio del giornalismo».

Valerio Vartolo, avvocato siciliano, si sofferma sul valore del giornalismo e sul significato che da esso ne deriva. «Chi come me difende spesso i giornalisti – dichiara – si trova in situazioni difficili. Prima di arrivare alle querele in redazioni giungono delle velate estorsioni onde evitare che si “incappi in guai” peggiori». Delegittimazione e insulti sono gli ingredienti principali di un menù variegato. Uccidere l’informazione è l’obiettivo principale dei mafiosi ed è proprio per questo che bisogna lottare quotidianamente. La corretta diffusione delle notizie è l’unico mezzo per poter creare una rete informativa chiara e trasparente.

«La cosa più grave che può accadere ad un giornalista che si occupa di cronaca giudiziaria – conclude Cordova – è arrivare ad autocensurarsi; questo vorrebbe dire cedere al sistema, uccidendo la passione per il suo lavoro».

Alessandro Artuso

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