TORINO – Undici ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite dai carabinieri nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate alla ‘ndrangheta. Associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, usura, estorsione, rapina, danneggiamento, incendio, detenzione illegale di armi e munizioni i reati contestati nei loro confronti a vario titolo. L’operazione, condotta dai militari della Stazione di Chivasso (Torino) nelle province di Torino, Varese, Reggio Calabria, Cosenza e Vercelli, in collaborazione con i reparti competenti per territorio. Sequestrati beni immobili, società e attività commerciali, polizze vita, conti correnti, autovetture di grossa cilindrata, cassette di sicurezza, gioielli e orologi di lusso, e contanti.
L’operazione condotta dai carabinieri di Chivasso, che ha portato a dieci arresti in carcere e uno ai domiciliari, ha permesso di individuare una rete di ‘ndranghetisti accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, tentato omicidio, lesioni aggravate, estorsioni aggravate anche dal metodo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi. Gli arrestati sono Domenico e Francesco Gioffrè, Antonio Guerra, Domenico, Francesco e Luciano Ilacqua, Giovanni Mirai, Francesco Grosso, Salvatore Calò, Carmine Volpe e Valentino Amantea. Gli ultimi due sono accusasti, fra le altre cose, di avere detenuto e portato un’arma in luogo pubblico.
Le indagini sono state avviate nell’estate 2012, a seguito di alcuni agguati avvenuti a Chivasso, quando furono esplosi colpi di arma da fuoco nei confronti di Giovanni Ponente, già coinvolto nel processo Minotauro per fatti di droga, Salvatore Di Maio, successivamente arrestato per detenzione di armi, Carmine Volpe e Valentino Amantea, quest’ultimo rimasto gravemente ferito e costretto su una sedia a rotelle. Gli inquirenti hanno provato una serie di connessioni con altri episodi nei quali erano state utilizzate armi da fuoco, a scopo intimidatorio, contro negozi di Chivasso, Settimo Torinese e Leinì.
In particolare, i Guerra, Gioffrè e Ilacqua, oltre ad aver preso parte agli agguati, sarebbero colpevoli di estorsione nei confronti di alcuni commercianti del territorio, titolari di concessionarie e autolavaggi. Il gip ha accolto le richieste di sequestro preventivo di beni mobili e immobili, oltre che di alcune ditte, fra cui carozzerie e autolavaggi riconducibili, anche attraverso intestazioni fittizie, agli arrestati. Nel corso delle indagini, infine, sono emersi gravi indizi a carico di Francesco Grosso, Salvatore Calò e Francesco Ilacqua, colpevoli di numerose rapine a Torino ai danni di spacciatori di sostanze stupefacenti.