“Libri a Palazzo”: rapisce e stordisce “ComeTe” di Carlo Minervini

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MENDICINO (CS) – «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza». Ansia della ricerca, il folle viaggio di un senza nome affamato di gnosi come Ulisse verso la petrosa Itaca. Il bisbiglio dei flutti, il seducente canto delle sirene, occhi di donna voluttuosi e bramanti di desiderio. Ulisse conosce bene quell’inganno e con tutte le sue forze riesce a dominarlo. È da qui che inizia la storia di un viaggio che è storia di una ricerca, «una ricerca di guarigione». Presentato al Salone del Libro di Torino e vincitore del premio della giuria “Costadamalfilibri” , ComeTe -romanzo d’esordio di Carlo Minervini  presentato all’interno della rassegna culturale “Libri a Palazzo”- è la storia di un viaggio, «un testo- precisa Francesco Lopez- adatto a due tipi di viaggiatori: quelli sempre con la valigia in mano e quelli seduti in poltrona che viaggiano con la mente». Un viaggio interiore e onirico  tra la bellezza, il viaggio di un collezionista di oggetti, di nuvole e di dediche, di un senza nome che si perde nelle leggende di luoghi incantati che narrano la storia della Calabria, terra di contraddizioni e culla della cultura greca. I viaggi e la bellezza stordiscono il protagonista impastato  di ricordi e di luoghi, che si dipana tra ricordi fievoli e un passato perduto. Inermi e disorientati ci si lascia avviluppare da quei luoghi che spesso rappresentano il punto di vista  di chi osserva dal pianeta della fantasia. Lo stile rapisce e stordisce, ci si lascia sopraffare dalla straordinaria capacità descrittiva dei luoghi fino a diventarne spettatori silenti. Il confine tra realtà e fantasia si fa flebile e si annulla , proprio come il protagonista che si fa corpo( nel senso deleuziano del termine) in virtù degli incontri che lo modificano inesorabilmente. «Perché ogni viaggio nasce da un dubbio , un’oscurità disseminata nel ventre dell’essere, e s’attorciglia con l’eleganza di un serpente, e resta laggiù, in una inestricabile attesa. Ogni viaggio è un interminabile dubbio , al quale nuovi dubbi si aggiungono e alla fine capisci che è il dubbio l’unica vera risposta che cercavi».

Rita Pellicori

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