Durante il festival del fumetto “Le Strade del Paesaggio” abbiamo incontrato Mattia Labadessa, giovane e talentuoso disegnatore del gruppo Shockdom.
Labadessa ci ha raccontato qualcosa in più sull’albo in uscita oggi, Mezza fetta di Limone, spiegando i retroscena dei nuovi personaggi e dell’importanza della musica all’interno del racconto. Buona visione
In uscita il 28 settembre, il tuo nuovo albo ha un nome singolare: come mai “Mezza fetta di Limone”?
Nel libro si evince che la mezza fetta di limone si riferisce a quella che si mette nei drink, in particolare nel Japan Ice Tea, che è il mio preferito. Il drink è la rappresentazione delle certezze dell’uomo uccello, in cui si rifugge in continuazione. In realtà di fronte a una vastità immensa di drink, lui sceglie sempre lo stesso perché lo conosce e non riesce ad affrontare quello che è ignoto.
Ci parli un po’ dell’albo. E’ uno stile diverso dal solito, mi dici cosa è cambiato?
Si. Innanzitutto graficamente è cambiato un sacco perché c’è stata una sorta di evoluzione, che poi ho proposto anche sulla pagina con le vignette per far abituare chi mi segue a questa variazione di stile. L’ho preferito perché per raccontare una storia lunga pensavo fosse molto meglio un registro visivo di questo tipo, molto più accogliente, calmo, avvolgente. Prima ero molto più freddo, però ero perfetto per il singolo post fruibile all’istante su facebook, mentre per un libro è molto meglio secondo me lavorare in questo modo.
Quindi troviamo anche elementi di te, introspezione.
Si, se non parlo di cose che mi riguardano, che mi rappresentano, non so di che altro parlare. Non parlo di politica, non tratto argomenti del genere. Parlo di me, di quello che faccio, delle mie situazioni. Infatti anche per questo forse viene reputato un po’ banale qualche tema che tratto, perché sono cose che viviamo tutti quanti. Il famoso “mo mi caco”, per esempio, è diventato il mio simbolo, ma in realtà è una sciocchezza.
All’interno dell’albo troviamo due nuovi personaggi. Ce ne parli?
Wilson e Franco. Wilson è un coniglio nano che è ispirato al mio coniglio nano. Ho anche nella realtà un coniglio che si chiama Wilson. Ho deciso di buttarlo nella storia perché mi serviva un personaggio che rappresentasse la mia parte da fattone. Il coniglio si mangia il fieno quindi è fissato con l’erba, ci può stare questa similitudine.
Come per l’uomo uccello, era simpatico graficamente e allora ho scelto di inserirlo. Invece Franco è proprio un mio amico, uguale!
Lui lo sa?
Lui lo sa, si. A volte mi ha scritto anche delle vignette. Diciamo che questo persona è un po’ fonte d’ispirazione per me. Wilson è una mia appendine, mentre Franco rappresenta l’opposto di come io vivo la vita. Mi faccio molto problemi, Franco è molto menefreghista.
Potrebbero rappresentare due lati di te questi personaggi?
No, Franco no. Wilson si.
Nell’albo compaiono molti riferimenti musicali.
Volevo anche mettercene di più. Avevo l’idea che mentre stavi leggendo il mio volume, ti esce il titolo di un pezzo, lo metti su spotify e continui a leggere. Ma poi ho pensato che forse non era una buona idea.
Ci sono solo due pezzi. L’idea mi piaceva perché ho lavorato al progetto come se fosse un film, quindi il lato musicale poteva risultare importate.
Hai collaborazioni in corso o che vorresti fare in futuro?
Ci sono dei progetti in cantiere, ma non posso dire nulla.
Vorrei fare un libro con i fratelli Riccione, ma devo ancora vedere se mi accettano!
Intervista a cura di Miriam “My” Caruso
Video e montaggio a cura di Daniele “Ink” Ferullo
ph. Giovanni Costa