GIOIA TAURO (RC) – Proseguono in maniera incalzante i sequestri di cocaina nel porto di Gioia Tauro: gli uomini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e i funzionari dell’Agenzia delle Dogane, sotto la continua spinta della Dda reggina, hanno intercettato un nuovo ed ingente carico di cocaina.
Questa volta, nascosti tra fogli di plastica e rulli, sono stati rinvenuti 8 borsoni contenenti 271 panetti di cocaina purissima, pari a 308 chilogrammi della letale sostanza.
Il container era partito da Seattle (USA), con transito a Panama e destinazione finale Ancona.
Anche in questo caso il sistema utilizzato è stato quello del cosiddetto rip off, consistente nel riporre immediatamente dietro i portelloni dei container, borsoni o trolley da viaggio contenenti i panetti di coca, in modo da poter essere agevolmente prelevati dai trafficanti durante la sosta delle merci nelle aree portuali.
Si tratta dell’ennesimo colpo inferto agli interessi economici delle consorterie criminali di stampo mafioso coinvolte nel traffico: basti pensare che la droga sequestrata avrebbe fruttato, una volta tagliata e messa in commercio, la bellezza di oltre 65 milioni di euro.
L’attività svolta dalle Fiamme Gialle in sinergia con l’Agenzia delle Dogane e sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha consentito il sequestro di circa 2000 chilogrammi di cocaina purissima nel corso di quest’anno, dei quali, nei due ultimi mesi, oltre la metà.
L’attenzione e lo sforzo sono massimi per cercare di limitare un fenomeno che affligge purtroppo non solo le fasce di popolazione più giovani, ma anche una platea molto più vasta, cui sono da imputare anche una serie di costi “sociali” che possono essere intesi come quelli sopportati dai cittadini e dalla collettività, direttamente ed indirettamente, derivanti dalle conseguenze dell’uso di droga e del mercato ad esso connesso.
Basti pensare alle enormi ricadute, in termini di costi per la società, in tema di sforzi volti a garantire la sicurezza pubblica, la cura e la riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti o al finanziamento degli interventi di prevenzione e di assistenza sociale.
Un ulteriore problema è dato anche dai costi aggiuntivi determinati dall’immissione sul mercato delle enormi quantità di denaro proveniente dal traffico e dallo spaccio di stupefacenti: tali somme infatti, una volta reinvestite e riciclate, sono in grado di inquinare pesantemente i circuiti legali dell’economia e di alterare le condizioni di concorrenza, sottraendo opportunità di lavoro alle imprese che rispettano le regole.