L’Amore spiegato dai neurotrasmettitori

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COSENZA – L’amore oltre a essere il sentimento per eccellenza e anche la forma più estrema della contraddizione, potente e totalizzante ma anche devastante e spaventoso quando diventa il solo veleno di cui puoi nutrirti.

E sono proprio i diversi volti che l’amore può assumere il tema dell’incontro che si è tenuto ieri nella Sala Quintieri del Teatro Rendano durante il quale sono interventi l’assessore alla comunicazione del Comune di Cosenza Rosaria Succurro, il giornalista Mario Campanella e la neuroscienziata di fama internazionale Donatella Marazziti.

L’arte arriva sempre prima di ogni cosa infatti sono stati i grandi romanzi, le canzoni, i dipinti i soli a raccontare l’amore passionale, tragico, tormentato ma da qualche decennio a questa parte la scienza decide di abbandonare quel timore reverenziale che nutriva verso questo sentimento per occuparsene totalmente, lo spoglia da tutte le costruzioni sociali, squarcia quell’alone magico di mistero che lo contraddistingue per ricondurlo a delle semplici, si fa per dire, interazioni molecolari.

La dottoressa Marazziti da sempre interessata ai disturbi ossessivi-compulsivi ha condotto un interessante esperimento confrontando 20 persone innamorate, 20 persone affette da doc e 20 persone normali non innamorate, i risultati hanno dimostrato che le persone innamorate così come le persone affette da doc trasportavano nel sangue la stessa quantità di serotonina, dunque la prima fase dell’innamoramento è una vera e propria ossessione che ovviamente si risolve nel tempo.

La dottoressa Marazziti spiega che l’amore è un’unica forza che si incarna in ognuno di noi, è come una luce che però si scompone quando entra in un prisma e che è proprio la scienza a dirci che siamo fatti per amare, è scritto nei nostri geni e sempre la scienza può aiutarci a estrinsecare meglio questa capacità intervendo, qualora fosse necessario, nella correzione di alcune distorsioni.

Quando siamo innammorati il cervello è un’esplosione di luce, tutte le aree di cui è fatto comunicano fra di loro, ancora di più quando si tratta di amore materno perché si attiva un’area supplementare.

L’amore è un processo fatto di inizi e tappe, naturali fallimenti e nuove costruzioni, bufere di ormoni e neurotrasmettitori e momenti di quiete ma ha un unico fine che è la gioia e non la semplice riproduzione altrimenti non si spiegherebbe l’amore omosessuale, probabilmente ancora più autentico rispetto a quello tra uomo e donna. L’amore fa bene perché innesca il circuito del piacere e della dipendenza, riduce lo stress, fortifica il sistema immunitario ma questo implica una condizione necessaria, per amare bene bisogna essere amati, in primis dalle proprie fugure genitoriali che sono la base delle future scelte affettive.

La dottoressa sul finire ci spiega che non c’è amore vero senza gelosia ma che deve essere come una spezia che metti ovunque ma non la senti, che nessuno di noi è libero quando si innamora ma che nell’amore siamo totalmente implicati e questo richiede impegno, volontà e dedizione. Amore è necessità di rinnovare continuamente gli stati di equilibrio di una gioia che deve essere incostante, fatta di rassicurazioni e pretese di libertà personali, è la necessità di scegliersi ogni giorno, di divertirsi, di fare l’amore, di ascoltarsi e capirsi anche se distanti, bisogna amare ma tornare di tanto in tanto a innamorarsi, preferibilmente della stessa persona.

Gaia Santolla

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