COSENZA – Dario Franceschini è giunto a Cosenza per presentare il suo libro “Disadorna e altre storie” edito da La Nave di Teseo, ma era inevitabile che con il ministro dei beni culturali, si parlasse anche del degrado del centro storico. Il comitato Piazza Piccola ha intercettato il membro del governo lungo Corso Telesio, prima che raggiungesse il teatro Rendano, dove si sarebbe poi svolta l’iniziativa culturale. Franceschini ha ascoltato la lettera dei cittadini, pubblicata integralmente in calce all’articolo. Poi ha annunciato che, nell’ambito di un progetto pilota per il recupero dei centri storici finanziato dall’Unione Europea, chiederà di inserirvi anche la vecchia città di Cosenza. Ecco il testo della lettera a firma del Comitato Piazza Piccola:
«Cosenza condivide con altre città del sud una struttura e uno sviluppo che parte e risente della presenza di un nucleo antico intorno al quale si è sviluppata la città nuova in tempi successivi. La bellezza e l’importanza assoluta e indiscussa di questo nucleo viene quotidianamente messa a rischio dall’incuria che è inutile attribuire a questa o a quella delle amministrazioni passate, almeno nel senso che non esime nessuno, per la sua parte, a prendersene cura QUI e ORA. La distinzione tra pubblico e privato, tormentone che inizia e termina ogni discussione tra l’Amministrazione e i gruppi di cittadini che la interrogano sul problema, è giusto -in senso- letterale, o forse no; comunque si incaglia di fronte al fatto che se l’impossibilità di curare olisticamente la città fosse vera in senso assoluto, sarebbe vano ogni intervento quando il bene pubblico, come di fatto è, sorge a ridosso, sopra, sotto altri edifici ‘privati’ che con il loro degrado e il loro stato di pericolosità attirano nella loro sfera anche il pubblico risanato! I tentativi, numerosi, accorati e accompagnati da proposte e azioni di alcuni gruppi di abitanti del centro storico stanno subendo un ulteriore colpo, in negativo. Da un lato, l’Amministrazione fornisce sempre le solite risposte intitolate all’impotenza, affiancate però dalla messa in atto di progetti per la città che escludono in ogni caso il centro storico, inteso come luogo in cui molti noi vivono, lavorano, vorrebbero fare la spesa, camminare sicuri, svolgere tutte le attività quotidiane che nulla hanno a che fare con ‘eventi’, happening, invasioni culturali calate (nome omen) da fuori. Dall’altro, la Sovrintendenza più volte coinvolta, risponde opponendo la –giusta ma ottusa- ridda di leggi e norme che forniscono il destro, oltre alla atavica mancanza di fondi, per giustificare l’ibernazione di ogni possibile intervento. Noi cittadini, al centro tra scelte che non condividiamo e un’inazione che permette solo ai crolli di crollare e agli incendi di incendiare, chiediamo con tutta la forza della democrazia partecipata di essere parte diligente di processi virtuosi possibili: ripristinare la decenza e la bellezza nel crollo di via Gaeta, trovare una soluzione culturalmente rispettosa per le rovine di Piazza Toscano, mettere in atto dei piani di recupero per gli edifici ancora abitabili, adibiti a civile abitazione al di fuori di speculazioni più o meno nascoste, per esempio. Molti sono disposti, e lo hanno già dimostrato, a investire su questa idea di centro storico»