Unical, gli studenti del Dipartimento di Studi Umanistici in merito al CTS CAMS

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ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Gli studenti afferenti al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria hanno reso noti, attraverso un loro rappresentante, i contenuti di una lettera indirizzata al Magnifico Rettore Gino M. Crisi.

La lettera esprime la posizione di un nutrito gruppo di studenti e dottorandi (sono 287 coloro che hanno firmato) afferenti non solo al DAMS ma all’intero Dipartimento di Studi Umanistici rispetto alla vicenda CAMS. All’origine della questione la decisione del Rettore di non prorogare, né rinnovare, il Comitato Tecnico-Scientifico che per tre anni ha guidato il Centro Arti Musica e Spettacolo, il centro di servizi d’Ateneo che gestisce i due teatri del Campus di Arcavacata: TAU e PTU.

I docenti del CTS CAMS, che ne costituivano anche la presidenza e la direzione artistica, avevano appreso della loro destituzione da un resoconto delle adunanze del Consiglio di Amministrazione, che attestava l’attribuzione della gestione del CAMS al Rettore medesimo e al Direttore generale, con la collaborazione del personale tecnico afferente alla struttura, in attesa della nomina del nuovo CTS.

Una nomina che, a tre mesi di distanza, non è stata ancora attuata. Tale situazione ha portato all’allontanamento dei docenti afferenti alle materie di spettacolo dai luoghi dello spettacolo stesso, con conseguente sospensione delle attività di tipo laboratoriale che, fino a pochi mesi fa, avevano costituito parte fondamentale della programmazione dei Teatri Unical.

Ed è su quest’ultimo punto che la lettera degli studenti pone l’accento sin dall’incipit: «Dopo più di tre anni in cui le attività di spettacolo del CAMS hanno fatto parte del nostro processo di formazione, definendone la sua ricchezza ed originalità, abbiamo appreso che questa virtuosa sinergia è stata interrotta con il mancato rinnovo del CTS CAMS e l’allontanamento dei docenti di spettacolo dal coordinamento di quella struttura».

«Senza entrare nel merito delle ragioni della scelta» precisano i firmatari «vogliamo qui indicare, come studenti e dottorandi del DAMS e del Dipartimento di Studi Umanistici, invece gli effetti estremamente negativi che ne derivano». Tali effetti negativi sono riassumibili, secondo gli studenti, in tre punti.

Il primo punto è la mancanza di integrazione tra formazione e luoghi dello spettacolo, garantita in questi anni dalla presenza dei docenti DAMS all’interno del CAMS.

Il secondo effetto negativo è la perdita, da parte delle strutture e della programmazione, del valore aggiunto che derivava dalla linfa apportata dai contenuti delle programmazioni stesse, fino ad ora mai legate alla estemporaneità e contingenza, ma sempre pensate in base ad un preciso progetto, che non è mai stato quello di mettere in fila uno spettacolo dopo l’altro, ma piuttosto quello di attuare un percorso non solo di spettacolo, ma anche di ricerca e formazione.

Terzo effetto negativo, continuano gli studenti nella loro missiva, è l’impoverimento che la decisione rettorale ha portato circa la possibilità da parte dei docenti di dare il loro contributo a cambiare le cose, finalità ultima di qualsiasi percorso formativo universitario.

E questo l’università può farlo, continua la lettera, solo se è capace di avere fiducia nelle sue competenze, nelle persone che vi lavorano, nelle sue missioni fondative. Abbandonarle significa danneggiare profondamente la missione costitutiva dell’università.»

Ecco perché, a conclusione della missiva, gli studenti chiedono il reintegro dei docenti DAMS in seno al CAMS, «nell’interesse primo dell’università e della nostra formazione».

Il coordinatore DAMS, e presidente del CAMS uscente, Roberto De Gaetano, interviene sulla lettera degli studenti: «E’ evidente che i nostri studenti hanno una visione più chiara di chi ci governa della missione dell’università, e sanno che i teatri e i cinema del nostro campus, se sganciati dalla linfa vitale del rapporto con docenti e popolazione studentesca, perdono ogni originalità e specificità.  Come già si vede nella piega che sta pendendo la programmazione. Uno spettacolo come il “Tim Burton Show” [ultimo spettacolo andato in scena] non sarebbe mai stato programmato dal CTS uscente, non sarebbe mai rientrato in una stagione TAU. Che senso ha fare un tale spettacolo, adatto a strutture e pubblico ben distanti da un ateneo, nel teatro di un’università?»

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