COSENZA – Bianca Rende: «Bisogna creare una rete che pensi alle donne e offra opportunità tangibili di autonomia, per chi trova il coraggio di denunciare le violenze»
Così Bianca Rende, consigliera di minoranza del Comune di Cosenza e attivista del movimento What Women Want, in merito alla sollecitazione avanzata giorni fa sulla stampa dalla vicepresidente nazionale di Di.Re. (Donne in rete contro la violenza), Antonella Veltri.
«La manifestazione tenutasi alla Camera dei Deputati il 25 novembre scorso è stata l’occasione più recente di esibire i numeri allarmanti del fenomeno e per ascoltare la risposta del Governo che ha fatto di questo tema il terreno di una sfida che non è solo culturale, ma anche finanziaria, triplicando le azioni ed i fondi destinati. Tutto ciò però non basta. C’è bisogno di più strumenti anche per il dopo-denuncia ed il dopo-accoglienza cui i centri attendono egregiamente con risorse pur sempre insufficienti. Lavoro, integrazione e protezione perché quello della denuncia non diventi solo un atto eroico e velleitario».
Bianca Rende raccoglie l’invito di chi nei giorni scorsi ha lanciato un appello affinché si metta fine a questa preoccupante “mattanza” di indifferenza, sottolineando come il lavoro e l’autonomia economica sono il completamento del percorso di uscita dalla violenza delle donne che da anni si rivolgono ai centri anti-violenza. «Questo è quello che le donne chiedono» aveva sostenuto l’esponente della rete Di.Re., «e questo è quello che si cerca di realizzare, attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro, valorizzando al meglio le loro capacità, ma anche superando la diffidenza con la quale le aziende reagiscono alle proposte di tirocinio».
«Condivido – continua la Rende – la sollecitazione della vicepresidente Veltri che come donna e come amministratrice faccio mia e che non può lasciarci indifferenti. Sono troppo poche, anche a livello locale, le opportunità di lavoro e di inserimento in una vita attiva per le donne che hanno subito violenza ed hanno avuto il coraggio di denunciare. L’intera comunità non può non farsi carico di queste denunce e di queste difficoltà».
«Sarebbe bellissimo e degno di una società avanzata che le amministrazioni comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero, già riunite nella Rete Urbana Antiviolenza, facessero di più a sostegno di queste donne, inventandosi una vera politica di area urbana contro la violenza, pensando a nuove strategie di aiuto, a nuove forme di sostegno, a nuove opportunità di vicinanza e solidarietà concreta, che vada oltre la pur apprezzabile attività di sensibilizzazione.
Si potrebbe, per esempio, procedere verso la costituzione di una vera e propria banca dati con i profili e i curricula delle donne che cercano un lavoro e che hanno seguito un percorso per uscire dalla violenza, per favorire l’incontro di questi profili con l’offerta di quanti dal pubblico al privato possano accoglierle e sostenerle.
Si potrebbe anche pensare a forme di premialità sulla tassazione locale per le aziende che decidessero di aderire a questo appello e questo dovrebbe aiutare le aziende dell’area urbana e potenziali datori di lavoro a preferire queste donne nell’offerta di un impiego.
Un’operazione del genere, mirata verso la restituzione di una dignità lavorativa e autonomia di vita attiva a chi ha seguito un percorso di emersione dalla violenza e dagli abusi, costituirebbe un segnale importante e tangibile da parte delle nostre amministrazioni, che potrebbero sì qualificarsi come amministrazioni contro la violenza e a sostegno delle donne, al di là della retorica delle giornate o ‘feste’ dedicate, con l’auspicio di riuscire a creare stabili opportunità di lavoro per quante intendono ricominciare una nuova vita fuori dalla violenza».