COSENZA – Ha preso il via dalla segnalazione dell’ex sindaco di Corigliano Giuseppe Geraci l’inchiesta denominata Comune accordo, condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, coordinati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari. Cinque persone sono finite in carcere, 18 ai domiciliari. Si tratta di imprenditori, professionisti e pubblici funzionari dipendenti. I particolari sono stati resi noti in una conferenza stampa alla quale è intervenuto anche il procuratore generale della Corte d’Appello Otello Lupacchini. Alle gare d’appalto partecipavano ditte appartenenti ad uno stesso cartello, coordinate da un unico centro decisionale, appositamente creato dagli imprenditori proprio con la funzione di raccordo. I pubblici funzionari omettevano sistematicamente la vigilanza ed il controllo sulle procedure di aggiudicazione ed esecuzione ed intervenivano nell’avvalorare varianti illegittime e false perizie. In particolare, omettevano la verifica della legittima cessione e la presenza dei requisiti di qualificazione e di ordine tecnico organizzativo nei casi di sub-appalto dell’esecuzione delle opere; la segnalazione delle irregolarità ai rispettivi uffici e responsabili dei procedimenti; la veridicità delle dichiarazioni delle auto certificazioni presentate e più in generale di svolgere le attività di competenza dei propri uffici. Concertati affidamenti diretti illegittimi, violazioni ai principi di rotazione e trasparenza, fino ad arrivare ad escludere partecipanti alle gare evidenziando violazioni formali nella presentazione delle domande. In alcuni casi gli stessi funzionari proponevano e consentivano l’introduzione di nuovi lavori con la previsione di nuovi prezzi delle forniture dei servizi approvando, senza averne la competenza, varianti ai lavori aggiudicati modificando sostanzialmente il bando di gara. L’omesso controllo e l’illegittima autorizzazione di varianti progettuali, la falsa attestazione della continuità del cantiere e quindi dei lavori, le false o compiacenti perizie, determinavano l’incremento dei costi delle opere pubbliche, realizzate, in alcuni casi, con materiali differenti e più economici rispetto a quelli previsti dal capitolato di appalto. Condotte di frode nelle pubbliche forniture che si realizzava, tra gli altri, attraverso il concordato aumento del prezzo degli arredi urbani fino ad arrivare ad oltre cinque volte il reale valore. Disposto il sequestro preventivo di 11 società riconducibili ai promotori e agli organizzatori dell’associazione a delinquere dedita alla manipolazione degli appalti pubblici, per un valore pari a circa 9 milioni di euro. Complessivamente sono 55 i soggetti indagati tra cui 5 imprenditori, nucleo costituivo e organizzativo dell’associazione a delinquere, agli arresti in carcere. Si tratta di Damiano Perrone 53 anni e di Antonio Perrone 34 anni, entrambi residenti a Corigliano, di Rosario Filippelli 68 anni, di Campana, di Piero Benincasa, 35 anni, nativo di Cariati ma residente nelle Marche, e di Loredana Filippelli, 41 anni di Cosenza. Arresti domiciliari per ulteriori 18 persone: Raffaele Gradilone, 41 anni, Emanuele Gradilone, 39 anni entrambi residenti a San Demetrio Corone; Francesco Fino, 63 anni di Corigliano; Vito Nicola Sorino 59 anni residente a Rutigliano; Rosa Onorina Donato, 56 anni di Terranova da Sibari, Lorenzo Domenico Cersosimo, 37 anni di Francavilla Marittima, Mario Vona di 66 anni e Domenico Vona di 36, entrambi di Petilia Policastro; Giuseppe Marrazzo, 53 anni di Cirò Marina; Eugenio Pignataro, 37 anni di Terranova da Sibari; Saverio Scorpiniti, 50 anni di Terravecchia; Sandro Salvatore Sprovieri, 47 anni di Corigliano; Tiziana Montera, 45 anni di Rossano; Franco Vercillo, 56 anni di Corigliano; Aurelio Armentano, 54 anni, nativo di Corigliano ma residente in Toscana; Francesco Milito, 42 anni di Corigliano; Domenico Muzzupappa, 51 anni di Ricadi; Pietro Paolo Oranges, 56 anni di Corigliano.