[#NerdCuriosity] Momo, ultima creepypasta e “giappo-bufala” del web

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È da un qualche settimana che impazza sui social il fenomeno “Momo”.

Un numero sconosciuto contatta gli utenti, nell’avatar la foto di un’orribile donna con il viso deformato, occhi fuori dalle orbite e ghigno malefico, degna di un film di Tim Burton, che costringe i malcapitati a passare foto inquietanti di chat in chat per sfuggire ad una tremenda maledizione.

Ma niente paura

Non è nessuno spirito maligno pronto a prendervi l’anima, quanto piuttosto è interessata al vostro portafogli: ebbene si, probabilmente si tratta di un modo “simpatico” dell’utente che l’ha immesso sui social di prosciugare il vostro credito, quindi è assolutamente da evitare, chattare e rispondere al numero in quanto non sicuro e potrebbe portarvi anche virus e commettere crimini informatici, come furto di dati sensibili.

Ma da dove ha origine “Momo”? Chi/cosa è realmente? La risposta ci viene direttamente dal pazzo Giappone.

“Momo” non è altro che una scultura esposta alla Vanilla Gallery di Tokyo con origini sconosciute, cosa che ha scatenato subito storie orribili e spaventose. Se si fa un giro sui canali video di storie paranormali, vedremo già gente che tratta il caso come un nuovo “Slenderman”, altra bufala popolarissima e che ha dato vita a moltissimi videogiochi horror. Una delle storie legate a “Momo”, infatti, è che sarebbe possibile chattare con lei a una certa ora della notte e l’utente che la contatta non deve farle scrivere più messaggi uno dopo l’altro. Se la sfida viene vinta, all’utente aspetta una ricompensa (di cui nessuno sa nulla), ma se la sfida viene persa, si scompare senza lasciare traccia. Tutto questo, ovviamente, è falso.

Curioso è come una sola foto possa “viralizzarsi” così a macchia d’olio tra l’utenza dei social; tuttavia, è anche curioso come i giapponesi sappiano creare ogni volta creature che non ci fanno dormire la notte.

Vittoria Aiello

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