CATANZARO – E’ stata denominata operazione “Quinta Bolgia” quella che stamane ha portato all’arresto di 24 persone, dodici delle quali in carcere e dodici agli arresti domiciliari. Tra le persone coinvolte anche un ex parlamentare, si tratta di Giuseppe Galati. Il blitz ha portato anche al sequestro di beni per un valore di oltre 10 milioni di euro.
L’operazione, è condotta dal nucleo di polizia economico – finanziaria della Guardia di Finanza dI Catanzaro, con il coordinamento della DDA.
Tra i destinatari del provvedimento vi sono sia presunti affiliati di una locale cosca di ‘ndrangheta ma anche amministratori pubblici.
Il primo filone d’indagine, condotto dal G.I.C.O. del Nucleo P.E.F. di Catanzaro, riguarda l’individuazione, ricostruzione e disarticolazione di du sottogruppi di ‘ndrangheta operanti nel territorio di Lamezia Terme (Cz) e riconducibili alla cosca confederata degli “Iannazzo-Cannizzaro-Daponte”.
Tali contesti malavitosi sono stati individuati in relazione a due gruppi imprenditoriali ‘ndranghetistici che operavano anche avvalendosi del potere intimidatorio promanante dalla notoria appartenenza alla criminalità organizzata dei loro compartecipi, di fatto realizzando nel corso degli anni un assoluto monopolio, nel redditizio settore delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, delle onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue e altro ancora.
Il primo di essi, denominato “Gruppo Putrino”, è riuscito sin dal 2009 ad acquisire una posizione di dominio nello specifico mercato, aggiudicandosi la gara di appalto relativa alla gestione del servizio sostitutivo delle ambulanze del “118” bandita dall’Asp di Catanzaro. dal 2010 e sino al 2017. Proprio nel 2017 il soggetto imprenditoriale Putrino veniva colpito da un provvedimento interdittivo antimafia emesso dalla Prefettura di Catanzaro che comprometteva la prosecuzione del delicato servizio pubblico affidatogli.
In tale momento storico si inseriva il secondo sottogruppo di ‘ndrangheta, denominato “Gruppo Rocca”, anch’esso operante negli stessi settori economici che, forte della illecita concorrenza con cui era stato conquistato il mercato unitamente al “Gruppo Putrino” in danno di tutti gli altri operatori economici del settore che illegalmente erano stati posti fuori dal libero mercato, iniziava ad operare nel delicato quanto importante servizio pubblico quale capofila di una associazione temporanea di scopo.
Per quanto riguarda questo filone sono stati sottoposti a misura cautelare 19 persone, nei cui confronti vengono contestate a vario titolo le condotte di associazione di stampo mafioso, delitti contro la Pubblica Amministrazione., l’industria ed il commercio. Fra essi, Giuseppe Galati, già più volte parlamentare e componente, con incarichi di assoluto rilievo, di tre compagini di governo delle passate legislature.
Galati nel 2016 era rimasto coinvolto in un’altra inchiesta sulla ‘ndrangheta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. In quel caso la Procura distrettuale aveva chiesto l’arresto di Galati, all’epoca in carica, per corruzione aggravata dalle modalità mafiose, ma il gip non l’accolse perché non ritenne sussistesse un quadro indiziario grave. La posizione di Galati, a conclusione dell’inchiesta, denominata Alchemia, fu poi archiviata dal gup di Reggio Calabria su richiesta della stessa Procura.
L’ex parlamentare, in qualità di presidente della fondazione Calabresi nel mondo, ente in house della regione Calabria sottoposto a procedura di liquidazione, è attualmente indagato in un procedimento avviato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro. Secondo l’accusa Galati avrebbe assunto un considerevole numero di collaboratori a soli “fini clientelari” come ha scritto il gip in un provvedimento di sequestro di beni per un valore di oltre 140 mila euro, “per mantenere ed incrementare il proprio bacino elettorale” simulando il loro impiego nella struttura operativa interna, la cui nomina era affidata alla scelta fiduciaria del presidente, ma impiegandoli in realtà in progetti finanziati con fondi comunitari.
Il secondo filone dell’indagine, condotto dal Gruppo Tutela spesa pubblica riguarda condotte illecite perpetrate nell’affidamento e nella gestione del “servizio autombulanze occasionale e su chiamata” gestito dall’Azienda Sanitaria provinciale di Catanzaro.
Tale vicenda si colloca temporalmente in concomitanza con l’emissione dell’interdittiva antimafia da parte della prefettura di catanzaro nei confronti del “gruppo Putrino” e la successiva assegnazione in estrema urgenza del servizio autoambulanze occasionale e su chiamata al “gruppo Rocca”.
Nel novembre 2017, infatti, a seguito del provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Catanzaro nei confronti della “Croce rosa Putrino”, il servizio di autoambulanze dell’Asp di Catanzaro era stato affidato con procedura di “estrema urgenza” (ossia senza bando di gara) ad un’associazione temporanea di scopo (ats), con a capofila la “Croce bianca Lamezia”, associazione di fatto del “gruppo Rocca” per il tramite di Tommaso Antonio Strangis.
Le indagini hanno fatto emergere un’allarmante carenza tecnica e organizzativa in capo all’Ats, che aveva dato esecuzione al servizio con ambulanze non adeguate da un punto di vista meccanico (freni e luci non funzionanti, cambio difettoso, problemi alla frizione, revisioni non effettuate) e non provviste di adeguate dotazioni elettromedicali (non munite di termoculla per il trasporto di neonati, ossigeno scaduto o non presente). non meno preoccupante è quanto emerso in merito alla circostanza dell’impiego di personale non qualificato e non provvisto delle adeguate abilitazioni professionali.
grazie ad accordi corruttivi conclusi con i tre dirigenti dell’Asp catanzarese (Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide), l’associazione aveva ottenuto le certificazioni di qualità richieste per l’affidamento del servizio autoambulanze sulla base di una semplice verifica documentale, senza le necessarie operazioni di riscontro fisico dello stato dei mezzi, delle dotazioni e delle strutture aziendali. Allo stesso modo, l’Ats “Croce bianca” era poi riuscita a ottenere non solo la concessione iniziale, ma anche la proroga del servizio, entrambe ufficialmente concesse per ragioni di “estrema urgenza”, in attesa che l’Asp di Catanzaro perfezionasse un accordo quadro per l’appalto del servizio ambulanze.
In questo contesto, sono stati tratti in arresto Tommaso Antonio Strangis e Italo Colombo, quest’ultimo amministratore di fatto dell’Ats, e Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide, rispettivamente dirigente e funzionari dell’Asp di Catanzaro. A carico degli stessi, tutti sottoposti agli arresti domiciliari, sono ascritti a vario titolo episodi di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso, rivelazione di segreto d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture.
I NOMI – PRIMO FILONE D’INDAGINE
Custodia cautelare in carcere per:
- Putrino Pietro, 73 anni, di Lamezia Terme;
- Putrino Diego, 36 anni, di Lamezia Terme;
- Putrino Diego, 51 anni, di Lamezia Terme;
- Torcasio Vincenzo detto “Enzino”, 38 anni, di Lamezia Terme;
- Rocca Silvio, 61 anni, di Lamezia Terme;
- Rocca Pietro, 63 anni, di Lamezia Terme;
- Rocca Ugo Bernardo, 33 anni, di Lamezia Terme
- Ferrise Pietro, 59 anni, di Lamezia Terme;
- Gagliardi Alfredo, 40 anni, di Lamezia Terme;
- Strangis Tommaso Antonio, 53 anni, di Lamezia Terme;
- Di Spena Franco Antonio detto “Tony”, 45 anni, di Lamezia Terme;
- Reillo Pasquale, 52 anni, di Lamezia Terme;
Arresti domiciliari per:
- Gemelli Roberto Frank, 54 anni, di Lamezia Terme;
- Mauceri Sebastiano Felice Corrado, 56 anni, di Lamezia Terme;
- Galati Giuseppe, 57 anni, di Lamezia Terme;
- Muraca Luigi, 50 anni, di Lamezia Terme;
- Pugliese Giuseppe, 50 anni, di Crotone;
- Perri Giuseppe, 65 anni di Falerna;
- Ciccone Eliseo, 65 anni, di Catanzaro.
SECONDO FILONE D’INDAGINI
Arresti domiciliari per:
- Strangis Tommaso Antonio, 53 anni, di Lamezia Terme;
- Colombo Italo, 48 anni, di Catanzaro;
- Ciccone Eliseo, 65 anni, di Catanzaro;
- Pagnotta Giuseppe Luca, 45 anni, di Montepaone;
- Serapide Francesco, 45 anni, di Catanzaro.