La femminilità dei Ladri di Luce, Francesco Ciardullo vince il 1° premio

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Francesco-Jack-Ciardullo-fotografo

La femminilità ha il gusto sensuale ed etereo intrappolato in una fotografia, rubata alla luce e mostrata al mondo su  patina sensibile. 

L’associazione Ladri di Luce, che condivide da sempre la passione per la fotografia con i suoi membri e amatori, ha bandito un concorso per chi, come loro, non riesce a non osservare senza una lente il mondo che li circonda: cercano l’ispirazione, la fermano nel tempo e ne mostrano la bellezza. Il tema scelto è stata la femminilità, cogliere quel fiore nel profilo di una donna o un dettaglio che ne rende l’orgoglio a ogni sguardo sul riflesso di uno specchio.

Il concorso è stato accolto con grande entusiasmo e partecipazione, raccogliendo i fotografi del territorio calabrese in scatti diversi, interpretazioni e visioni magnifiche di donne sbocciate e acerbe.

Tra queste, ha primeggiato lo scatto del fotografo professionista Francesco Ciardullo, dove il dono della femminilità è celato sotto un cappello a tesa larga, particolari sfuggenti come una mano che timidamente nasconde il viso col copricapo e il vento a sfiorarne i capelli.

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La giuria, entusiasta del primo posto, ha espresso tramite le parole del presidente Daniele Bilotto (fotografo professionista, amante dello scatto puro, privato dagli artefici della post-produzione) il proprio giudizio «non ha cercato la modella per metterla in posa, ma una donna che ha saputo esprimere la sua femminilità. IO SONO … ecco un IO forte capace di dimostrarlo e non di gridarlo.»

Maria Fusaro, grande appassionata di fotografia e giurata, ha arricchito il commento di Bilotto, sottolineando l’«ottima padronanza compositiva, nonché l’ottima tecnica e pertinenza del tema del contest. – Fusaro ha poi continuato con la descrizione dello scatto vincitore, sottolineando la presenza di – mistero e fascino, classe e seduzione, elementi indefettibili nella rappresentazione della femminilità matura e consapevole.»

Francesco Ciardullo, dal suo canto, ha raccontato il suo lavoro, rivelando che la modella non doveva avere un volto, non era l’elemento che stava cercando, ma una figura che potesse incarnare la femminilità in un universale. La bellezza, in scala di grigi, senza distrazioni o tratti riconoscibili.

Solo pure sensazioni, il vento ancora fra i capelli e le dita che giocano nascondendo il suo sguardo allo spettatore.

Miriam Caruso

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