[#CiNerd] Aquaman, la recensione: punto di svolta per la DC?

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Dopo un anno a tratti catastrofico, Aquaman sarà riuscito a risollevare le sorti dell’universo cinematografico DC?

Pubblica ammissione: la delusione provocata da Suicide Squad e da Justice League brucia ancora. Tuttavia, nonostante l’hype ridotto alla soglia dello zero, i grandi numeri registrati al botteghino mondiale dal cinefumetto di James Wan, mi hanno indotta a dare una possibilità al personaggio di Jason Momoa.

LA STORIA

La storia è quanto di più semplice ci si possa aspettare e narra le origini di Aquaman. Ora, alzi la mano chi non ha mai pensato che, nella Justice League, Aquaman sia il più sfigato tra gli eroi. Ecco, non vedo nessuna mano… e proprio in questo risiede il punto di forza di una pellicola in cui nessuno probabilmente avrebbe scommesso. Questo cinecomic non cerca di strafare col risultato di finire fuori tema o sovraccaricare lo spettatore di eventi che non gl’interessa conoscere: si limita a raccontare chi è Arthur Curry e com’è diventato il Protettore degli oceani.

Quanto alle vicende narrate, siamo lontani dalla profondità della trilogia di Nolan dedicata all’uomo pipistrello per tinte dark e spessore narrativo, ma Aquaman non cerca affatto di scimmiottarla. Non si traveste da cinecomic orrorifico per poi lanciare addosso al pubblico ignaro il colpo di grazia delle gag (sì, Suicide Squad, sto dicendo proprio a te). Fin dal trailer si è mostrato per quello che è: una pellicola d’intrattenimento che narra una storia delle origini. Troviamo una famiglia, botte, inseguimenti, battute che strizzano l’occhio all’action movie hollywoodiano, motivi come il coraggio e la necessità di scegliere, l’epopea di un uomo che va incontro al suo destino.

COMPARTO TECNICO

Aquaman racconta una storia semplice. Quindi sì, la sceneggiatura di David Leslie Johnson-McGoldrick e Will Beall non brilla certo per originalità o per la brillantezza dei plot twist: un po’ perché qualche fumetto l’abbiamo letto, un po’ perché insomma cinecomics ne abbiamo visti tanti. Non facciamo fatica a capire come la storia si evolverà né che alla fine il cattivo sarà sconfitto. Eppure, le due ore piene di film scorrono in velocità e nessuna noia s’impadronisce dello spettatore. Se c’è una parola che può descrivere la pellicola di James Wan, quella è SPETTACOLARITÀ.

Il regista malaysiano, forse memore del suo lavoro in Fast & Furious, ha pensato bene di dare vita a una pittoresca scena d’inseguimento e fin qui tutto normale… se non fosse che non ci sono quattro ruote che sfrecciano per le strada losangeline, ma mezzi atlantidei che a tutta velocità schizzano tra i flutti. A discapito delle premesse (tutti ricordiamo uno di quei primi poster del film che pareva malamente photoshoppato), la CGI è ben fatta oltre ogni aspettativa. Brenden Barry Brown, Hauk Olafsson e Tony Watt hanno dato il meglio negli effetti speciali e la visione del film è una gioia per gli occhi. Creature marine reali e fantastiche, la futuristica Atlantide, la molteplicità delle scene nelle viscere oceaniche, perfino un imponente kraken. L’impressione è spesso quella di essere immersi nella gigantesca vasca di un acquario, spettatori di un mondo sommerso che pullula di oscurità e vita intorno a noi.

IL COMMENTO

Aquaman può dirsi probabilmente il più riuscito tra i cinefumetti targati DC degli ultimi anni (la trilogia di Nolan non toccatela, però, quella è un mostro sacro). Non ha nulla da invidiare ad alcune delle pellicole Marvel (Thor: Ragnarok sentiti chiamato in causa). Il film è letteralmente straripante: di acqua, creature, rumori, personaggi, eppure il caos che regna sovrano non è mai così eccessivo da infastidire, anzi risucchia in un vortice che quasi invoglia a volerne di più. Cosa che, a giudicare dalla scena post crediti (e dagli incassi stellari) probabilmente accadrà, ma se questo è stato il primo capitolo molti saranno invogliati a vederne un secondo.

Nonostante i vistosi difetti di scrittura, dunque, Aquaman riesce nell’impresa titanica di non deludere (a meno che non siate andati al cinema aspettandovi un film d’autore), perché ogni personaggio, ogni azione sembrano essere al posto e al momento giusto. Pur con le movenze smisurate di un kolossal, la pellicola narra una modernissima vicenda di formazione. È la storia di una sorta di metallaro capellone tutto tatuaggi e scazzottate ma dal cuore buono, che non solo è re di un mondo a cui crede di non appartenere davvero, ma diventa un eroe. Jason Momoa, Amber Heard, Dolph Lundgren fanno un buon lavoro. Ma soprattutto Willem Dafoe si conferma un ottimo performer nel ruolo del consigliere e maestro atlantideo Vulko. Esiguo il minutaggio riservato a Nicole Kidman perché la sua performance possa essere degna di nota.

CONCLUSIONI

Aquaman è un film mastodontico che dona senza riserve tutto quel che ha da dare, non si finge quel che non è. Concede una spruzzata di freschezza all’Universo Esteso di una DC ormai martoriata, incapace di portare a galla la propria carcassa, inabbissata sul fondale di una sfida all’ultima imitazione. Certo, siamo ancora lontani dal capolavoro, ma forse il Tridente di Atlan è riuscito nell’impresa di rifocillare la speranza. Il mio consiglio, perciò, è di concedervi una visione senza pretese e immergervi nella meraviglia di Atlantide. Aquaman non è più l’eroe sfigato della Justice League.

Infine, complimentatevi con la sottoscritta che è riuscita ad arrivare alla fine di questa recensione senza menzionare nemmeno una volta il fascino incommensurabile di un Jason Momoa bagnato  e scompigliato.

 

Francesca Belsito

 

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