Tutto esaurito alla prima nazionale di Arbëria, opera prima di Francesca Olivieri

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Regina madre

RENDE (CS) – La lunghissima fila al botteghino e la sala da quasi mille posti del cinema Garden di Rende stracolma hanno decretato, il successo della prima nazionale di “Arbëria”, il film della regista calabrese Francesca Olivieri, che racconta il ritorno alla origini di una giovane donna arbereshe, intraprendente e autonoma, che deve fare i conti con la sua identità sociale.

L’opera prima di Francesca Olivieri non ha a che fare solo con la problematica questione delle radici di ogni individuo, ma anche con i legami forti e l’eredità culturale delle comunità arbëreshë. Sebbene fortemente aderente alla realtà attuale, il film – che è un’opera di fiction – è in grado di gettare luce – aprire una porta, come si è detto durante la presentazione che ha anticipato la proiezione – su un territorio e una cultura materiale immateriale sconosciuta ai più: l’Arbëria, appunto: che è più un territorio sentimentale, un paesaggio dell’anima, che una regione geografica chiacché non ha confini che la delimitino nettamente.

Per questo film (da 80 minuti, in italiano e arbëreshe con sottotitoli in italiano) prodotto da Open Fields Productions (in collaborazione con Lucana Film Commission e Calabria Film Commission, con il sostegno di MiBAC e SIAE nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina”, con il supporto di BCC Mediocrati e Echoes) e distribuita da Lago Film, la regista ha voluto sul set Caterina Misasi (che ha interpretato Aida, la protagonista), Brixhilda Shqalsi, Carmelo Giordano, Anna Stratigò, Mario Scerbo, Alessandro Castriota Scanderbeg, Fabio Pappacena, Antonio Andrisani e Denise Sapia.

«La storia di Arbëria è ispirata alle vicende di alcune donne della mia famiglia. Ho attinto a questi elementi biografici con la modalità narrativa dell’auto-fiction, cercando di ricreare una grazia nell’invenzione del reale. Il soggetto in questione – ha detto Francesca Olivieri – è evidentemente personale, sono a mia volta una giovane donna migrata, e spero che questa storia di generosità umana possa interessare un pubblico disperso culturalmente. La dispersione del sangue, la doppia cultura, l’appartenenza etnica rifiutata, oppure nascosta, questi sono i temi che mi hanno ispirato. Filmare questa storia in una comunità arbëreshë è anche un atto politico : ho capito che la storia e l’attualità di questo popolo sono un paradigma di tutte le minoranze etniche che subiscono un decadimento. Ho voluto raccontare la storia di un individuo sradicato che vive una vera nostalgia dell’ appartenenza. Ho quindi deciso di parlare del rapporto di una donna con le sue origini – ha concluso la regista -, soprattutto per rendere omaggio alle donne arbëreshë che sono state capaci di elaborare vecchio e nuovo, mantenendo la loro lingua e i costumi in equilibrio tra senso della memoria e desiderio di emancipazione».

Il film è stato realizzato anche grazie al patrocinio di molti comuni che hanno sposato questa operazione di racconto del territorio, come Vaccarizzo Albanese, Oriolo, Acquaformosa, Spezzano Albanese, Plataci, Santa Caterina Albanese, Mongrassano, Caraffa di Catanzaro, Mormanno, San Cosmo Albanese, Cerzeto, San Giorgio Albanese e San Demetrio Corone. Diversi partner privati hanno, infine, collaborato nella realizzazione: Madeo, Amarelli, Patata della Sila, Minisci, La Molazza, Majorana Group, Juvat, IAS, Life, Davida Sposa, Teatro in Note, Francesco Paldino.

 

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