RENDE (CS) – E’ convinta che il candidato a sindaco ideale per la città di Rende è Mimmo Talarico e non esita a scendere in campo per sostenerlo. Per Marina Simonetti, presidente dell’associazione Attiva Rende, è una scelta convinta quella di impegnarsi per Rende e lo fa non per caso, non perché un impegno vale l’altro.
«Appartengo a quella generazione che ha scelto di intrecciare la sua vita con quella di questa città: qui ho compiuto i miei studi più importanti, quelli universitari, qui ho avuto la fortuna di far le esperienze professionali più ricche avendo fatto parte di quel nutrito nucleo di laureati Unical in forza al polo del terziario avanzato, la silicon valley del mezzogiorno d’italia, che davvero tanta cultura dell’innovazione ha disseminato, tanto sviluppo di qualità ha disegnato e orientato, tanto da ritrovarne ancora molti pezzi in tante realtà aziendali, nelle istituzioni, nell’accademia. Sempre qui ho scelto di venire a impiantare casa e famiglia. Bene! in questo cammino tra provenienza e destinazione, in questi pezzi di vita e di investimento personale e collettivo che ho trovato e trovo le ragioni, ancora individuali e collettive, per non poter rimanere indifferente di fronte alla Rende che arretra, su tutti i fronti ma innanzitutto sulla capacità di essere comunità con una visione».
«Nel nostro progetto di città – dice – quello che insieme ai cittadini abbiamo scritto, parliamo di rende città inclusiva che sa farsi carico dei bisogni delle cittadine e dei cittadini, nel rispetto dei generi, contro ogni forma di violenza, costruendo comunità educante e pari opportunità. Non una semplice dichiarazione d’intenti o un’importante linea d’indirizzo ma, per tutta la coalizione e per il futuro sindaco Talarico, il paradigma, il contesto valoriale dell’azione di governo dei prossimi cinque anni e di quelli che seguiranno. Perché realizzare le forme e gli spazi della città inclusiva vuol dire dare forma e sostanza ai principi cardine della nostra democrazia, quella fondata sulla carta costituzionale. Vuol dire avere un progetto di governo nel segno della responsabilità della cura fondata sull’economia delle relazioni, del dialogo e del fare insieme. Una città che sa far crescere la rete di competenze presente nei quartieri, nelle associazioni, nel tessuto sociale e economico e sa unire le forze, coordinarle, sostenerle con la costruzione di un welfare di comunità innovativo nelle proposte di sviluppo sociale, culturale e economico. Una città che realizza progetti di sostegno alla maternità e genitorialità consapevole, e dunque si fa carico della difesa e del potenziamento dei servizi sociali e sanitari pubblici, a partire dai consultori familiari, presidio insostituibile per la salute di tutti. Una città che a partire dal censimento sistematico dei bisogni, non lascia sole le persone, le famiglie, ma lavora di concerto alle altre istituzioni per realizzare pari opportunità nell’accesso alla cultura, ai servizi sociali, sanitari. Perché una città inclusiva è una città intelligente, è una città sostenibile, è una città più produttiva e sicura. Una città più felice quindi».