Intelligence, Roberto Riccardi al Master dell’Unical: «Patrimonio culturale come interesse nazionale»

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RENDE (CS) – «Il patrimonio culturale rappresenta l’identità di una comunità e va tutelato perché è una componente essenziale dell’interesse nazionale». In questo modo si può sintetizzare la lezione che Roberto Riccardi, Generale dell’Arma che dirige il Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale, ha tenuto in videoconferenza al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Riccardi ha iniziato partendo dalla Convenzione dell’Aja del 1954 che ha sancito l’importanza dei beni culturali, fondamentale per il nostro Paese che, vero e proprio museo a cielo aperto, dal 2004 dispone di un dettagliato Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Il generale ha quindi elencato “i nemici dei beni culturali”, identificandoli nel tempo, quando cancella la memoria, nelle calamità naturali, nell’incuria degli uomini e nella guerra. Ha poi ricordato la presenza sul territorio italiano di tante città sotterranee e scomparse.
Approfondendo il tema delle guerre, Riccardi hacitato il Trattato di Tolentino del 1797 tra la Francia e lo Stato Pontificio, imposto da Napoleone a Papa Pio VI, in virtù del quale prendevano la via di Parigi innumerevoli e importantissime opere d’arte.
Riccardi ha poi proseguito parlando della Seconda Guerra Mondiale durante la quale 350 esperti d’arte e per lo più senza esperienza militare, appartenenti a ben tredici Paesi, sono passati alla storia con il nome di “Monuments Men”. Essi furono incaricati di salvaguardare il patrimonio culturale durante il conflitto, salvaguardando e recuperando tantissimi capolavori. In quello stesso periodo, Adolf Hitler aveva intenzione di creare un museo d’arte universale a Linz con lo scopo di esaltare la razza ariana, depredando allo scopo importanti opere d’arte.
Riccardi ha ricordato inoltre che la nostra Costituzione prevede all’articolo 9 che: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico e culturale della Nazione”.
Nel 1969 viene rubato dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo il quadro di Caravaggio “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi”. Nello stesso anno è stato istituito il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri. «L’Italia – ha ribadito Riccardi – è stata la prima Nazione al mondo a dotarsi di un organismo di polizia nello specifico settore». Ha poi ricordato che oggi l’attuale Comando ha ramificazioni in tutta Italia, svolgendo un ruolo fondamentale anche a livello internazionale, sia in presenza di conflitti che di calamità naturali.
Riccardi ha infatti evidenziato che nel 2003, in Iraq, nel museo di Baghdad, sono stati rubati 15.000 reperti e che ne sono stati successivamente recuperati più della metà grazie all’intervento italiano.
Il generale ha poi precisato che, in collaborazione con l’UNESCO, sono nati i Caschi blu della cultura chiamati “Unite4Heritage”, composti dai Carabinieri specializzati contro la lotta del traffico illecito delle opere d’arte e da esperti del Ministero dei beni culturali italiano.
«Il volume d’affari dell’arte illecita – ha affermato– nel 2000 è stato stimato intorno ai 6 miliardi di euro all’anno», ricordando in cosa consistano gli illeciti, rappresentati da scambi clandestini, furti e rapine, compiti, in genere, in case private, musei, gallerie e nei luoghi di culto. In questi ultimi la sicurezza sta aumentando grazie al protocollo recentemente stipulato con la Conferenza Episcopale Italiana.
Riccardi ha ricordato alcuni colpi clamorosi, come quello compiuto nel 1998 alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, dove tre uomini armati rubarono due tele di Van Gogh e una di Cézanne (poi recuperate a Roma e Torino) e la rapina perpetrata nel 2015 al Museo Civico di Castelvecchio, dove sono state rubate 17 opere d’arte, tra cui tele di Tintoretto, Rubens e Pisanello, (recuperate a Kiev nel 2016).
Riccardi ha poi trattato il tema dei falsi che è in espansione, in quanto l’arte contemporanea rende gli stili più imitabili. A riguardo ha citato il caso del pittore Franco Angeli, in cui i contraffattori erano gli stessi curatori degli archivi dell’artista.
Il generale ha, infine, ricordato l’organizzazione del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale che, nato nel 1969 con 17 persone e al momento 300, in 50 anni ha recuperato 3 milioni di opere d’arte, restituendo al Paese un patrimonio culturale immenso. Attualmente il Comando, che ha sede a Roma e ha un Reparto operativo centralearticolato in tre settori: archeologia, antiquariato e arte contemporanea. Utilizza uno strumento fondamentale per contrastare gli atti illeciti: la banca dati, che contiene i dati di circa 1.300.000 opere da recuperare e da cui è tratta una selezione riportata su un’applicazione consultabile da chiunque. Tale strumento è diventato un riferimento mondiale, poiché è condiviso con tantissimi Paesi ed è collegato con l’Interpol. Inoltre il comando è presente sul territorio nazionale con 15 nuclei dislocati nelle principali regioni. In definitiva, Riccardi ha ricordato che l’impegno dell’Arma in questo settore rappresenta una battaglia per la cultura e la civiltà. E alla domanda se sarà “la bellezza a salvare il mondo” la risposta, secondo il Generale, è che «dovrà essere il mondo a salvare la bellezza».

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