Vitambiente, a Catanzaro discussa tesi di laurea sull’impatto dell’inquinamento per le malattie cardiovascolari

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CATANZARO – Parte da una tesi di laurea un innovativo studio sulla probabile connessione causale e inquinamento e malattie cardiovascolari. È questo il tema discusso nella sua seduta di laurea, avvenuta lo scorso 22 ottobre presso l’ateneo Catanzarese della Facoltà di Medicina e Chirurgia, del neo dottore Andrea Abramo che ha presentato una tesi sperimentale dal titolo: “Studio osservazionale: inquinamento e malattie cardiovascolari”. Andrea Abramo

Il lavoro scientifico si concentra proprio su una ricerca sul campo, in collaborazione con l’associazione Vitambiente, presso l’area presilana di Zagarise Tirivolo. 
Alla seduta è stato invitato anche il presidente Nazionale di Vitambiente, l’avv. Pietro Marino, che ha illustrato le fasi dell’esperienza pratica effettuata dal dott. Abramo nell’ambito di un progetto di valorizzazione e tutela dell’habitat presilano, che in quella zona è particolarmente importante perché reputata l’area più pura di Europa.
Nello specifico la strategia della ricerca /studio si è basata su due momenti principali: in primis lo studio epidemiologico attraverso una ricerca bibliografica di tutti quegli studi, compresi fra il 1 gennaio 2011 e il 30 aprile 2019, che valutano la prevalenza di arteriopatia obliterante cronica periferica (AOPC) nella popolazione generale; secondariamente la ricerca e la raccolta dei valori delle concentrazioni dei principali inquinanti ambientali attraverso l’utilizzo di database forniti dal dottor Procopio di ArpaCal, e da risorse di Vitambiente. In particolare il data set è stato costruito con le concentrazioni annue degli inquinanti ambientali del periodo 1990-2017. Dall’analisi statistica è emerso chiaramente che è il PM10 (particolato atmosferico di dimensioni comprese fra 2.5 e 10 micrometri) ad essere significativamente correlato con l’arteriopatia mentre per gli altri inquinanti non si registrano correlazioni importanti.

I pathways attraverso i quali il PM10 entra in gioco nello sviluppo dell’AOPC sono molteplici. Vi sono una serie di studi che dimostrano come l’esposizione prolungata al PM10 determini: 1) lo sviluppo di una risposta infiammatoria sistemica e stress ossidativo (con rilascio in circolo di mediatori infiammatori) con conseguenti danni a carico dell’endotelio; 2) la progressione del processo aterosclerotico che sappiamo essere la principale causa di AOPC; 3) un aumento della pressione arteriosa la quale facilita la formazione del cappuccio fibroso oltre che la rottura della placca aterosclerotica. I risultati ottenuti hanno evidenziato un legame diretto fra il PM10 e l’AOPC. Il PM10 e l’inquinamento atmosferico dovrebbero essere dunque visti come uno dei numerosi principali fattori di rischio modificabili nella prevenzione e nella gestione della AOPC. 

«Certo siamo ancora agli albori e lo studio ha una natura osservazionale e retrospettiva – spiega l’autore Andrea Abramo -. Ma già dai prossimi giorni proseguiremo con altre ricerche future per cercare di approfondire meglio quanto il PM10 sia implicato nella sviluppo e nella progressione della malattia».

«Noi di Vitambiente – dichiara il Presidente Marino – siamo orgogliosi e fieri di aver potuto offrire insieme a Arpacal, in particolare il Dott. Procopio, il supporto di dati a questo giovane studioso, al quale auguriamo un radioso futuro nella nostra Calabria». 

 

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