COSENZA – In occasione dei cinquant’anni del tentato Golpe Borghese (7-8 dicembre 1970) Pellegrini editore propone il saggio “Il Golpe Borghese: Quarto grado di giudizio. La leadership di Gelli, il “golpista” Andreotti, i depistaggi della “Dottrina Maletti”.
L’autore è Fulvio Mazza, direttore dell’agenzia letteraria Bottega editoriale, nonché storico contemporaneista.
Grazie alla documentazione utilizzata (spesso inedita, prevalentemente proveniente dal Sid) emergerà il ruolo centrale di Licio Gelli e quello, ambiguo, di Giulio Andreotti. Riguardo a Gelli, affiorerà il fatto di aver ricoperto il più importante ruolo operativo: quello di guidare il commando che avrebbe dovuto rapire il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat. Relativamente ad Andreotti, invece, emergerà come questi fosse il premier in pectore, designato dagli Usa, del governo golpista.
Il tutto si fermò, però, in seguito a una telefonata che Andreotti o Gelli, o entrambi (in ogni caso con finalità convergenti), fecero a Borghese inducendolo a diramare il “contrordine” che, nel pieno svolgimento dell’azione golpista, bloccò tutto.
Grazie alla documentazione rinvenuta risulterà altresì come il generale Gian Adelio Maletti e lo stesso ministro Andreotti minimizzarono e censurarono importanti parti dell’inchiesta portata avanti dal capitano Antonio Labruna.
In particolare si delineerà la “Dottrina Maletti”, ovvero le motivazioni che indussero i vertici istituzionali a salvare molti golpisti legati agli apparati dello Stato. Da qui il fallimento processuale, al quale diede un fondamentale apporto anche l’azione minimizzatrice svolta dal più andreottiano di tutti i magistrati italiani: Claudio Vitalone.
Per verificare i depistaggi, si è fatta chiarezza sui vari “Malloppi” documentari, iniziando dalla loro stessa denominazione in “Malloppo originario”, “Malloppastro” (e non “Malloppone”) e “Malloppini”.
Fra gli altri aspetti di particolare interesse, si evidenzierà uno dei punti più delicati della storia degli anni Sessanta-Ottanta: la “Strategia della tensione”, la cui esistenza, per molti anni, è stata messa in dubbio da chi riteneva che gli attentati e le stragi fossero stati opera di iniziative personali o, comunque, di coordinamento breve. Emergerà invece chiaramente, grazie a una relazione inedita del Sid, come dietro ai diversi attacchi ci fosse un disegno preordinato. Emblematici, in tal senso, saranno i riferimenti al pestaggio dei marinai spezzini attuato dai neofascisti e fatto attribuire alla sinistra.
Dal libro emergeranno inoltre diversi punti ancora oscuri: primo fra tutti quello del probabile assassinio dello stesso Borghese, il cui imminente rientro in Italia dall’esilio spagnolo dava preoccupazioni a molti militari e politici italiani.
Fra gli altri elementi enigmatici si indicheranno le connessioni con la scomparsa di Mauro De Mauro (ex legionario della X Mas), il falso giudiziario relativo alla denuncia fatta dal Sid in Procura, il ruolo di finanziatore svolto da Michele Sindona, il funzionamento del “Piano antinsurrezionale” e tanto altro. La Cassazione, però, mandò tutti assolti e, in questo senso, il libro si pone come un provocatorio “Quarto grado di giudizio”.