La bellezza incontaminata della Riviera dei Cedri, una parte di territorio della provincia di Cosenza che si affaccia sul mar Tirreno e si estende per circa ottanta chilometri, è la splendida cornice in cui si trova il comune di San Nicola Arcella.
Meta turistica dall’indiscusso fascino, San Nicola Arcella è un comune di circa 2000 abitanti che ha vissuto il boom turistico negli anni ’80 sulla cui baia, vero e proprio porto naturale racchiuso da un braccio di roccia, delimitato a sud dalla Torre Crawford e a nord dall’Arcomagno, si affaccia il centro storico.
Proprio nel cuore del borgo, tra le vie strette e pittoresche, esiste un posto che ha fatto di territorialità e sostenibilità ambientale i suoi punti di forza.
Rientrati dall’estero per mettere la loro intraprendenza al servizio della nostra terra, Albino Cirimele e Simona Eustorgio, con un occhio al futuro hanno aperto la loro attività nel 2014.
Un micro-mondo fatto di collaborazione tra artigiani e produttori locali che si sono messi a disposizione del progetto originale e all’avanguardia dei due giovani.
All’interno della locanda e delle camere da letto (situate al piano di sopra e gestite da Simona), si trovano pezzi di arredamento che potremmo definire unici, elementi di recupero inusuali sono stati riutilizzati per creare un ambiente familiare, sfruttando le risorse locali, come ad esempio un cantiere navale smantellato che ha donato i legni in disuso delle barche per dare vita a un bellissimo bancone colorato.
Il riciclo dei materiali è una pratica di derivazione nordica, sono innumerevoli i modi di possibile riutilizzo degli oggetti a basso impatto ambientale: bottiglie di vetro, giornali, finanche una vecchia pentola usata come lavabo, conferiscono al locale un aspetto particolarmente moderno e di design.
Albino e Simona hanno scelto di avvalersi delle competenze di aziende impegnate socialmente per arredare i loro spazi, ne è un esempio la ditta Pirri ceramiche, convenzionata con il Ministero della Giustizia, che dà lavoro ai detenuti del penitenziario di Rossano nel suo stabilimento a Bisignano.
Grande attenzione per i dettagli, soprattutto per gli ingredienti a km 0 come le patate di Camigliatello, fritte in due versioni accompagnate dalla caratteristica “ndujonese”, una maionese alla nduja.
Stagionalità e territorialità, ma anche una grande competenza nell’arte culinaria caratterizzano le pietanze proposte, nel locale, gestito interamente da Albino, non si trovano prodotti surgelati, dal pane alle salse è tutto fatto in casa.
Il Qcècè si è distinto per i suoi eccellenti panini, posizionandosi meritatamente al decimo posto della classifica “50 top Italy”, importante guida online della ristorazione italiana nel mondo.
Caciocavallo stagionato impanato e fritto, pita (pane piatto lievitato tipico della Grecia) ripiena di salsiccia calabrese sbriciolata, o un panino morbidissimo al burro di Scalea ripieno di pulled chicken, salsa ai gelsi neri e scaglie di formaggio crotonese, sono alcune delle scelte del menu.
Ma la vera sorpresa, a mio avviso, è un prodotto tipico della cucina lucana, i peperoni cruschi, ampiamente diffusi nella cucina calabrese centro settentrionale dove vengono chiamati “zafarani, pipi cruschi o vajanelli jarli”, fritti, croccanti e buonissimi, serviti come aperitivo sorseggiando un ottimo mojito al cedro.
Profumi e sapori di Calabria, dai cocktail a base di cedro o bergamotto al buonissimo “TIRAMISUD”, il classico tiramisù eseguito a regola d’arte con i savoiardi di Mormanno.
Quella di Albino e Simona è una scommessa vinta; dare vitalità alla piazzetta era il loro intento fin dagli esordi, con i vivaci tavolini fatti di mattonelle anni ’60 recuperate dai suppellettili di un ceramista locale, le panche di legno e le numerose piante colorate, hanno creato uno speciale punto di ritrovo per turisti e amici.
Si tratta di una vera food experience, un social cafe in cui trascorrere una piacevole serata e, volendo, fermarsi a dormire con una meravigliosa visuale dall’alto del piccolo borgo, ma non fatevelo raccontare, andate a trovarli, perchè Qcècè.
Fortuna Mazzeo