Cosenza – Una bici, un libro, un diario di bordo e una macchina fotografica per immortalare tutto ciò che si manifesta ai sensi durante un’avventura; 50 km al giorno, dieci lunghi ed assolati giorni di viaggio dalla Calabria sino a Castelbuono, in Sicilia, per narrare l’Ypsigrock 2013 e poter dire di essere stati attori protagonisti e non mere comparse. Sudore, fatica, divertimento, spensieratezza, meraviglia; tutto questo è Ypsigbike l’impresa epica e singolare messa in piedi da Armando Canzonieri in collaborazione con Fabio Nirta e con l’associazione Il Filo di Sophia.
Un viaggio su due ruote con i raggi che compiono sempre la stessa monotona e ridondante rotazione, un viaggio per andare incontro alla brezza leggera che accarezza il viso e scompiglia i capelli, un’impresa bizzarra che lascerà il segno, un lungo percorso per riscoprire la musica da una nuova prospettiva. Cinquanta chilometri al giorno di sana allegria, una macchina fotografica, un diario di bordo, un libro, una bici e… una buona pedalata ad Armando.
Sei un ricercatore di filosofia all’Unical oltre che teatrante e giocoliere; qual è, secondo te, il filo invisibile che collega questi due “stili” di vita che, apparentemente, sembrano agli antipodi?
Bella domanda. Iniziamo dalle cose semplici: non sono ricercatore. Vado fiero di considerarmi un appassionato disoccupato.
Più che di un filo, forse è meglio parlare di una “linea segmentata”. Aumentando all’infinito i lati di un poligono si arriva ad un cerchio e aumentando
all’infinito il diametro di un cerchio si ottiene una retta il che significa che questo filo è più un fascio di scommesse che faccio con me stesso, scommesse
che poi in un modo o in un altro ritornano utili, in modi imprevedibili, bisogna solo avere la pazienza di vedere in che modo si connetteranno per
formare un cerchio o una linea retta. Se non fosse stato per la giocoleria non avrei mai scoperto di voler fare l’insegnante, se non fosse stato per la passione verso l’insegnamento non sarebbero successe altre cose in altri luoghi, la filosofia mi ha fatto inciampare nel teatro e così via.
Come nasce l’idea dell’Ypsigbike, il viaggio che farà “restare folgorati dalla scemenza di un’impresa epica”?
L’idea nasce dalla condizione favorevole ed entusiasmante in cui mi trovo da qualche anno. Per mia fortuna sono circondato da persone alle quali piace parlare. Sembra un’assurdità ma avere al proprio fianco delle persone con le quali condividere stupide immaginazioni o progetti di vita non è per nulla semplice visto che la vita che facciamo, per inerzia, in modo meccanico, ci porta sempre ad essere “ossessionati” solo dai fattacci nostri. Una sera, una cena come tante, io e Giuseppe Bornino (amico nonché presidente dell’associazione “Il Filo di Sophia” di cui faccio parte) fantasticavamo un improponibile viaggio in India in bicicletta (chissà, magari tra un paio di anni…) e messi dinanzi alle insormontabili difficoltà organizzative, fisiche e psicologiche, abbiamo deciso di abbassare l’asta delle pretese e cominciare da qualcosa di più alla nostra portata. La tappa dell’Ypsigrock è oramai la “nostra vacanza”, ci si incontra in quel di Castelbuono per ascoltare buona musica, per ballare all’aria aperta durante il djset di Fabio Nirta, si confonde la colazione con il pranzo, il pranzo con la doccia, il dentifricio con il bagnoschiuma, i jeans con le calze a rete, insomma un posto dove finalmente è possibile valorizzare la stupidità e l’entusiasmo.
Abbiamo quindi brindato al nostro genio dicendo che saremmo andati a Castelbuono in bicicletta. Non se ne è parlato per un poco, Giuseppe ha deciso di accompagnarmi solo fino a Tropea, ma l’idea oramai era nata e, silenziosamente ma inesorabilmente, faceva il suo corso. Circa due mesi fa, l’idea mia di creare un evento facebook e l’idea di un caro amico di mandare il tutto a un giornalista (in pratica mi ha incastrato), Letizia (che con amore e disperazioni mescolati nelle giuste dosi) ha creato il blog e il gioco è fatto. Inizia la preparazione atletica per le vie di Cosenza, iniziano i giri di mail tra amici e amici di amici per le ospitalità, le fugaci visite al google maps per i percorsi, le amichevoli chiacchierate e i pacifici scambi di vedute con i miei genitori. Poi la cosa diventa seria e affascinante. I pezzi si iniziano a incastrare, spunta fuori un compagno di viaggio da Paola a Castelbuono e altri due compagni di viaggio da Lamezia a Tropea, sbucano fuori improbabili tappe di ospitalità in Calabria e in Sicilia e adesso siamo scoperti solo in due tappe siciliane, ma non perdiamo l’entusiasmo.
Un lungo viaggio in bici, un lungo percorso su due ruote dalla Calabria fino a Castelbuono, in Sicilia, per raccontare l’Ypsigrock 2013. Come si snoda il percorso e quali sono le tappe principali da raggiungere?
Siamo flessibili ma non troppo. Sappiamo di dover passare da tutte quelle città dove abbiamo trovato ospitalità (in Sicilia, se tutto va bene, abbiamo trovato ospitalità a Messina e a Capo d’Orlando) e abbiamo un calendario di massima. Si parte da Paola il 28 mattina e si arriva a Lamezia. Qui faremo la prima tappa. Poi il 29 direzione Pizzo (in mattinata) e Briatico (la sera). Dopo sarà la volta di Tropea (e qui faremo una sosta all’insegna del riposo, della malinconia e del vino visto che gli altri viaggiatori poi ritorneranno indietro). Io e il mio compagno di viaggio proseguiremo fino a Bagnara e contiamo di arrivare a Messina tra l’1 e il 2 Agosto. Il che significa avere 5 giorni di tempo per fare 190 km. Si può fare! Mentre sulla Calabria abbiamo più sicurezza sia per l’ospitalità che per quanto riguarda la conoscenza delle strade, le tappe sicule sono, a dire il vero, ancora avvolte da un lieve nebbia.
Il 28 luglio salirai in sella alla tua bici, a cosa non puoi assolutamente rinunciare per affrontare il viaggio? (Oltre l’acqua)
Ecco, con questa risposta scoprirò le carte organizzative del viaggio. Proprio qualche giorno fa mi ponevo la stessa domanda e nel farlo mi sono ricordato che da ormai più di 10 anni ogni mio viaggio è accompagnato sempre dallo stesso libro. È uno di quei libri della collana “100 pagine 1000 lire” e raccoglie alcune brevi storie attribuite al Buddha. Lo lessi un’eternità fa, credo nel 2000 e appena ci ho ripensato ho anche constatato di non avere la più pallida idea di dove fosse. Poi durante un aperitivo di laurea, proprio l’altro giorno, mi sono imbattuto in una copia del testo e ho colto la palla al balzo, ho parlato un poco con il proprietario del Caffè Librerie e alla fine me lo ha regalato. Se credessi nei segni potrei dire “un segno”, ma non credo nei segni. Quindi: questo libro, i tarocchi (si, proprio quelli che servono a “scrutare il futuro delle persone”. È una passione che mi ha rapito negli ultimi due anni, ma questa è un’altra storia, la riserviamo per quando lanceremo il festival dei tarocchi…), la macchina fotografica, un quaderno, il diablo…
Vuoi dispensare qualche consiglio che potrà rivelarsi utile ai tuoi compagni di viaggio?
Non so… spero di essere in grado di dargliene qualcuno di volta in volta, quando serviranno.
Cosa ti aspetti da questa magnifica singolare e curiosa iniziativa?
Mi aspetto una vacanza all’insegna delle risate, della fatica e della curiosità. La fatica è importante, ridimensiona le tue priorità.
Sei un amante e uno studioso di Heidegger, potresti immaginare cosa direbbe in merito alla tua impresa?
Non so che dire. Se dobbiamo chiudere in serietà allora dovrei stare qui a fare speculazioni in merito alla mia convinzione di essere stato segnato profondamente dallo studio di Heidegger, ma alla fine chi può dirlo. Anni fa ho incontrato un ragazzo a Falerna, ci ho parlato 5 minuti e in quei 5 minuti mi ha insegnato a fare un origami. Sono stati 5 minuti indimenticabili. Non posso dire di aver avuto la stessa, lucida, consapevolezza che qualcosa di importante mi stesse capitando, tutte le volte che ho letto Heidegger. Bello no?
Annabella Muraca