Raffaele Vallone nasce a Tropea il 17 febbraio del 1916. È stata una figura che ha sperimentato campi molto diversi tra loro come il cinema, lo sport, il giornalismo, il teatro. Da bambino si trasferì con i genitori a Torino, dove frequentò il Liceo classico Cavour e si laureò in lettere e in giurisprudenza con docenti come Luigi Einaudi e Leone Ginzburg. Alterna gli studi universitari al calcio. Cresciuto nel settore giovanile del Torino, esordisce in Serie A nella stagione 1934-1935, e nello stesso anno vince la Coppa Italia. In totale accumula 25 presenze nella massima serie, sempre giocando nei granata. Perde la finale di Coppa Italia nel 1938 contro la Juventus. Nel 1941 abbandona l’attività calcistica per dedicarsi al giornalismo. Come giornalista fu redattore capo delle pagine culturali dell’Unità, ma mai s’iscrisse al PCI, come raccontò in un’intervista, per le sue posizioni di critica allo stalinismo; inoltre, fu anche critico cinematografico per La Stampa, ma è conosciuto soprattutto per il suo lavoro di attore cinematografico. Nel 1942 esordisce al cinema con piccole parti, la sua prima apparizione è nel film Noi Vivi dove interpreta un marinaio. Debutta a teatro nel 1946 al Teatro Gobetti di Torino con Woyzeckdi Georg Büchner , per la regia di Vincenzo Ciaffi. La sua fortuna teatrale fu legata al dramma di Arthur Miller Uno sguardo dal ponte, portato in scena a Parigi nel 1958 e in Italia nel 1967, nonché sullo schermo nel 1962 da Sidney Lumet, e su Rai2 nel 1973 per la regia di Claudio Fino. Con con Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis con Silvana Mangano e con Il cammino della speranza (1950) di Pietro Germi, il suo volto si impone come uno dei più rappresentativi dell’epoca neorealista. Raffaele allora deciderà di dedicarsi esclusivamente al cinema. Si sposa, in quegli anni, con l’attrice Elena Varzi conosciuta sul set de Il cammino della speranza dalla quale ebbe la figlia Eleonora e i gemelli Saverio e Arabella. Negli anni cinquanta interpreta numerosi film, tra cui Il Cristo proibito di Curzio Malaparte, Anna e La spiaggia, entrambi di Alberto Lattuada, e Roma ore 11 di Giuseppe De Santis. Interpreta Garibaldi in Camicie rosse, film del 1952 di Goffredo Alessandrini, e, in Francia Teresa Raquin film con Simone Signoret diretto da Marcel Carné nel 1953, mentre nello stesso anno torna a calcare i campi da gioco, nella finzione de Gli eroi della domenica di Mario Camerini. Dal Mulino del Po, 1963, a Vino Santo, 2000, la sua presenza approda anche in televisione. Muore a Roma il 31 ottobre 2002.
Curiostà
- Curzio Malaparte lo definì “l’unico volto marxista del cinema italiano”.
- Fu Giovanni ne La ciociara di De Sica, e il cardinale Lamberto ne Il Padrino parte III, di Coppola.
- Nel 1962 vinse il David di Donatello come migliore attore protagonista per Uno sguardo dal ponte.
- Il 16 marzo 1963 ricevette l’onorificenza di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, il più alto degli ordini della nostra repubblica.
- Benché rimasto sposato per cinquant’anni con Elena Varzi, pare abbia avuto verso la fine degli anni ’50, una relazione con l’attrice Brigitte Bardot.