Pitti n.85: la moda riparte da Firenze

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E’ il trionfo dello stile “Urban” e del “dandy” inglese che si esprime in mocassino scozzese, abito doppiopetto, e fiori sulla giacca. E’ la scoperta della moda ecologica, dei tessuti “utili”, dello stile shabby come lo ha definito la guest editor per Pitti W13 Lucia del Pasqua. Lo dicono le cronache del Pitti Uomo F/W 2014/15 e del Pitti Immagine W, ma lo hanno detto anche le strade fiorentine che conducevano a Fortezza da Basso nelle scorse giornate dal 7 al 10 gennaio in cui la città per eccellenza del mecenatismo e della raffinatezza, Firenze, ha aperto le porte all’ 85esima edizione di una delle fiere più importanti e rinomate nel panorama della moda internazionale, per ospitare “guru” del fashion nella grande maggioranza dei casi, abbelliti come alberi di Natale a festa senza un minimo di buon gusto. Non si comprende ancora bene quale sia l’impulso che durante gli eventi più importanti del panorama nazionale, animi a vestire in modo talmente stravagante da risultare fuori luogo, sta di fatto che il più delle volte, in accordo con quanti sostengono che lo stile sia cultura, spirito, umore, voglia di esprimersi, frutto di stimoli esterni, è quanto di più utile abbiamo, anche a livello sociale, per riconoscere la temibile tendenza sessuale che vede sempre più uomini somigliare alle donne e donne assumere redini e fattezze maschili.

Se per questi ultimi campeggiano colori fluo e tonalità sgargianti che ci inducono a rinunciare definitivamente al buon vecchio detto “l’uomo deve puzzare”, riscaldati nella maggioranza dei casi da pellicce e montoni (una volta indumento tipicamente femminile), giacchette fiorate e calzoni con e senza jeans a supporto, per quelle eroine moderne del nuovo millennio chiamate donne, look maschili, cappelli “stetson”, bretelle, pantaloni capri, mocassini all’inglese e completi a scacchi o, in alternativa gonne lunghe e felpe extralarge ad emulare lo stile Rom a ricordare che per essere alla moda, quest’anno, basta sommare più pezzi contenuti nel proprio armadio senza alcun criterio logico per stile e per colore.

Se da una parte questo colpisce e ingabbia chi nel settore ci bazzica raramente, dall’altra è il vero elemento aggiuntivo che rende il salone del Pitti un evento degno di fama mondiale: l’energia e l’interscambio culturale che avviene tra persone provenienti da tutto il mondo come visitatori e come espositori, che emerge dal modo di vestire ma anche dal materiale esposto che mai come quest’anno ha visto uniti l’eccellenza e la classe di brand importanti e di prestigio alla modernità e all’ingegno tecnologico dei giovani designers. Oltre mille stand organizzati, 30.000 presenze, un dato italiano in crescita che pare aver raggiunto il 4% in più rispetto allo scorso anno, eventi di cultura, intrattenimento e spettacolo che hanno caratterizzato la manifestazione. Energia, attenzione verso il prodotto, cura del dettaglio, ricerca dell’originalità: questo il Pitti 2014/15.

Leghilà, United Colors of California, Colmar, Gant, Desigual, Happiness, Aereonautica Militare, Dr Martens, Converse All Star,Exkite,G.Inglese, Gaudì, Anthony Morato, Gas, Giuseppe Zanotti design, C. Paciotti e tantissimi altri ancora i brand  che nel corso della manifestazione si sono distinti talvolta per l’esuberanza nella realizzazione degli spazi espositivi, talvolta per l’estrema qualità del prodotto. Vera chicca dell’evento la presenza, indistintamente, di veterani come Paul&Shark che vanta una presenza storica alla manifestazione e che continua a mietere successi grazie alla sua capacità di contraddistinguersi per l’assoluta italianità dei materiali di utilizzo e della produzione unita all’ innovazione che si esprime nell’avvento di nuove linee, estremamente diversificate tra loro che si uniscono alla tradizionale mise yachting da cui ha vita il marchio, ma anche di brand emergenti che dell’innovazione tecnologica e della modernità hanno fatto il loro punto di forza proprio come dimostra Stella Jean, vincitrice storica del celebre concorso Who’s On next, ormai nota per la straordinaria capacità di realizzare una moda il cui fulcro sia rappresentato dal superamento dei contrasti e delle opposizioni per ristabilire un equilibrio tra simboli, storie e mondi differenti. E se è vero, come la stilista afferma, che stile significa comunicazione, di certo il Pitti non manca in nulla, attento com’è risultato alla valorizzazione dei nuovi talenti e delle nuove tendenze.

Certo, sul fronte femminile per chiunque sperasse nel superamento per il nuovo fall/winter della tendenza borchie e rock style, in accordo con un ritorno alle gentili forme, alla sobrietà e all’utilizzo di fogge vintage, le aspettative rimarranno deluse dal momento che le nuove tendenze prospettano ancora una volta l’immagine di una donna mascolina che non rinuncia alla ricerca di una nuova femminilità figlia della sua indipendenza e della sua forza. E’ un dato che emerge prepotente nell’evento Pitti Immagine W, che anche durante questa edizione ha mostrato delle proposte uniche e al passo con i dettami odierni. Gioielli di piume e pietre preziose che inseguono la tendenza al bijoux che impreziosisce anche l’abito più semplice per Ortys, borse in tessuti da sub come quelli di Leghilà un brand nuovo, pratico e colorato che si ripropone la valorizzazione di una donna fuori target che abbia voglia di una borsa di tendenza destinata però a durare nel tempo, accessori femminili ed eleganti che si commissionano allo street  e all’androgino quelli di Yldiz, pellicce colorate, dai toni eccentrici e le forme giocose e allo stesso tempo aggressive per Muuse.

Voglia di confrontarsi, di crescere e di misurare il proprio talento con quello di tanti altri stilisti che della moda ne hanno fatto il loro mito e la loro vita. Voglia di progettare e di costruire nuovi progetti per tutti coloro che, nonostante la crisi e le difficoltà, non rinunciano a sognare. Chiunque sia stato al Pitti è questo che ha potuto respirare. Divertimento, follia, bellezza, ma soprattutto vita.

 

Lia Giannini

 

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