Lo svanire della ragione e il principio del ‘900, conferenza al Pembroke College di Oxford. Massimo Iiritano tra gli organizzatori

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OXFORD – Si è svolta nei giorni scorsi, presso il prestigioso Pembroke College di Oxford, la Conference organizzata e curata da Massimo Iiritano, per conto di OSCOM (Università di Napoli Federico II), e da James Connelly, per conto della Collingwood Society, dal titolo suggestivo “At the vanishing point of reason”. Il titolo e il tema della giornata traevano spunto dalla pubblicazione di una antologia di scritti inediti in Italia (“Lo svanire della ragione”, editore Bonanno), curata dallo stesso Iiritano, con i quali il pensiero di Robert George Collingwood viene posto finalmente all’attenzione degli studiosi come cruciale per comprendere l’evoluzione e la crisi della filosofia contemporanea. Gli scritti tradotti spaziano dalle tematiche estetiche a quelle filosofico-religiose, partendo da una lettura affascinante e profonda del pensiero e della figura di John Ruskin, l’autore che nei Modern Painters riuscì a intuire già nel 1844 la grande svolta dell’arte moderna, attraverso un’interpretazione “profetica” della pittura di Turner.  A seguire un saggio pregevolissimo sulla “Filosofia dell’arte di Platone” con il quale l’autore, rigettando la malintesa condanna dell’arte nel libro X della Repubblica, ritrova proprio a partire da quelle pagine la possibilità di pensare un ruolo fondamentale per l’estetica nella formazione dell’uomo: “at the vanishing point of reason”. Una formazione estetica la cui disperata assenza caratterizza, secondo Collingwood, l’insorgere della crisi della civiltà europea del ‘900, analizzata in un attualissimo saggio degli anni ’40 su “Fascismo e Nazismo”, che chiude la seconda parte del volume, aperta da due saggi che affrontano il problema del male e del demoniaco.

Questi i temi centrali attorno ai quali gli studiosi convenuti ad Oxford, provenienti da diverse Università britanniche e dall’Italia, hanno centrato l’attenzione, offrendo nuovi spunti di ricerca e di indagine, che verranno ripresi in successivi simposi internazionali, nell’ambito di un progetto di ricerca che vedrà riallacciare, a distanza di un secolo, quella straordinaria rete intellettuale di scambi e di pensiero che ai primi del ‘900 legava strettamente Italia e Inghilterra, Napoli e Oxford.

Ed è stato James Connelly, direttore del Centre for the Study of British Idealism, a porre al centro del suo intervento la fitta e spesso contrastata corrispondenza di pensiero che legò e separò, ad un certo punto, Collingwood e Gentile in particolare. Ma che ebbe in De Ruggiero uno dei punti nodali di riferimento per la comprensione del pensiero collingwoodiano. Giuseppina D’Oro, dell’Università Keele, ha evidenziato l’attualità e la rilevanza degli scritti di Collingwood nel contesto dell’attuale dibattito internazionale sulla filosofia analitica; mentre Adrian Paylor, dell’Università di Hull, ha offerto un’originale prospettiva sulla critica collingwoodiana al fenomeno nazifascista, a partire da una sorta di “conservatorismo romantico”. Infine, Luca Scafoglio, dell’Università di Salerno, ha mostrato nel suo brillante paper la grande attualità di alcuni manoscritti che trattano il problema della crisi della società moderna, nel rapporto problematico tra l’uomo, le arti e la tecnica, con la conseguente crisi della formazione estetica del pensiero e delle “presupposizioni assolute” su cui si fonda una civiltà.

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