Ultimo appuntamento della rassegna Teatro di Primavera, domani, alle ore 20.30, sul palco del Teatro A. Rendano di Cosenza. In scena, l’ironia tutta partenopea di Biagio Izzo e Peppe Barra in “Come un Cenerentolo”, l’opera scritta da Bruno Tabacchini, Biagio Izzo e diretta dal regista Claudio Insegno si tratta della rivisitazione in chiave moderna, e al maschile, della celebre fiaba Cenerentola. Un omaggio al film- cult Il Cenerentolo interpretato, nel 1960, dall’indimenticabile Jerry Lewis.
Gran finale del cartellone “Teatro di Primavera”, evento promosso dall’amministrazione comunale e ideato da“Musica & Musica”, l’Associazione culturale “Le Pleiadi” e “GF Management”. Una commedia esilarante che prende spunto dalla favola di “Cenerentola” ma completamente ribaltata al maschile. A cambiare “sesso” sono sia il protagonista, Biagio Izzo, sia la matrigna, magistralmente interpretata da Peppe Barra, sia la fatina, che qui diventa “Fato”. Una trasposizione delle identità di genere dei due ruoli centrali della fiaba, ovvero dell’eroina discriminata e della fatina buona, che cambiano sesso. Elementi che accomunano il Cenerentolo di Biagio Izzo a quello del famoso Jerry Lewis; elementi dai quali si trae lo spunto per rendere omaggio a uno dei cosiddetti ”mostri sacri” del mondo dello spettacolo americano, ma celebre anche nel resto del mondo, considerato il comico per eccellenza del cinema statunitense del dopoguerra. Come un Cenerentolo anche Bibì (il personaggio creato da Biagio Izzo all’inizio della sua carriera) è alla ricerca perenne di una fata o di un “fato” che possa finalmente dargli una possibilità di riscatto. Una storia che non vuole essere una parodia della celebre novella di Charles Perrault, ma una farsa dai toni grotteschi che tratta di adozioni e successioni.
“Come un Cenerentolo” racconta la storia di Biagio, figlio adottivo di una famiglia di albergatori, i Barone, proprietari dell’albergo Contessa sito in una ridente località di mare. Con un decreto del tribunale è stato affidato alla sua nuova famiglia in età adulta. Sentito il suo parere, e con il consenso strappato ai figli legittimi dal capofamiglia davanti al giudice del tribunale per le adozioni, ha preso il nome dei Barone con tutte le conseguenze di legge che ne derivano. Il suo arrivo ha creato scompiglio in tutta la famiglia. Sono troppo evidenti le differenze di livello sociale tra i fratelli Barone, cresciuti nel benessere, e l’ultimo arrivato di cui non si conoscono i trascorsi e che da quanto sì desume dai suoi modi rozzi, non deve essere stato, certamente, educato ad Oxford. In casa è tenuto a freno e non gode di tutte le prerogative riservate, invece, ai suoi fratelli. La famiglia lo tiene a distanza. Sono in ballo questioni di interessi. Oltre al cognome, l’adottato acquista anche i diritti successori, con una posizione che è assimilata a quella di un figlio concepito durante un matrimonio. Entra quindi nell’asse ereditario in relazione alle successioni legittime. I Barone sono una famiglia ricca. Per lo spirito di liberalità del padre adottivo, Biagio si ritrova quindi una posizione invidiabile e vorrebbe godersela. Ma si sa, nelle favole il danaro non è tutto e la favola ci aiuterà a trasformare il rozzo Cenerentolo in un perfetto gentleman dei nostri giorni.