Il Liceo Classico “G. da Fiore” al XX° Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani

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RENDE – Il Liceo Classico “Gioacchino da Fiore” di Rende, unico istituto scolastico calabrese, è stato invitato al XX° Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani, che si svolgerà nel Teatro Greco di Palazzolo Acreide (Siracusa) dove il liceo si esibirà il 19 maggio, con la presentazione dello spettacolo “Antigone nel sepolcro” di Philippe Forest e testi da Omero, Eschilo e Sofocle.
Il testo di Forest è stato al centro di un lavoro laboratoriale,  svolto presso il “Gioacchino da Fiore” nell’arco di alcuni mesi coinvolgendo ben 38 allievi e 8 docenti, articolato in quattro gruppi di lavoro: laboratorio musicale, laboratorio attorale, laboratorio coreografico e laboratorio scene, maschere e costumi. Si tratta di un progetto sperimentale, fortemente voluto dalla Dirigente scolastica Prof.ssa Alba Carbone perché ” le arti dello spettacolo, come tutte le altre discipline della scuola, – afferma la dirigente – si propongono di aiutare gli allievi e le allieve ad acquisire saperi e saper fare, a costruire la propria personalità, a sviluppare il proprio spirito critico, a diventare cittadini e cittadine responsabili e aperti, capaci di integrarsi nella  società contemporanea. L’esperienza di questo anno, articolata in quattro laboratori specifici  raccordati da un esperto esterno che ha dato sintesi organica a tutto il lavoro, ha permesso di valorizzare al meglio le competenze interne alla scuola ponendosi, a nostro avviso, come esempio di buone pratiche da continuare e potenziare nell’ottica della realizzazione di un vero e proprio Atelier della creatività, in sintonia – d’altra parte – con le nuove linee-guida dell’Unione europea sulla cultura”.

“Le cose del mondo mi sono dolcemente ritornate una ad una”. Sono parole di Antigone, secondo lo scrittore e saggista francese Philippe Forest, il segno del suo fragile e attardato sollievo di fronte all’esperienza della morte. “Antigone nel sepolcro” è un racconto, scritto e pubblicato nel 2006 in Francia, in cui Forest affronta il problema del lutto attraverso la figura di Antigone: non eroina ma giovane ribelle che è riuscita a liberarsi del “lutto senza fine”.

L’Antigone di Forest è una donna che dubita, che si interroga sulle ragioni di una scelta e sul significato del suo rapporto con i morti. Lo spettacolo, accogliendo e sviluppando l’elemento del dubbio, recupera la più solida struttura della tragedia classica per farne un escamotage teatrale: il coro. Da qui l’invenzione, il coro diventa elemento dialettico di un monologo, suddiviso in più parti, e l’ingombrante depositario del mito, il memento mori che custodisce in sé la dolorosa memoria di Antigone, i legami e i fantasmi dai quali vorrebbe fuggire. Il coro tenta Antigone e cerca di trattenerla attraverso arcaici rituali legati ai quattro elementi, fino a rinchiuderla in un recinto di pietre, sepolcro simbolico da cui riesce a scappare, ma senza indicarci la direzione.
Il coro perde e denuncia la sua impotenza, Antigone non vince e conferma il suo dubbio. Anche Tiresia, che entrerà in scena con una bambola impiccata, ci lascia con un interrogativo senza risposta: è una visione, la sua, o è davvero questa la fine di Antigone? E’ un presentimento o l’ultimo (minaccioso?) tentativo di ricondurre l’iconoclasta figura di Antigone nell’alveo stanco della leggenda? Al pubblico riuscire a trovare da sé una via alla catarsi.
Un lungo prologo, costruito con testi di Omero, Eschilo e Sofocle, racconta le travagliate vicende della stirpe dei Labdacidi da Edipo fino ad Antigone attraverso la guerra fratricida di Eteocle e Polinice, con l’uso trasversale di musica, danza, maschere, recitazione, marionette.
Lo spettacolo sarà replicato il 5 giugno a Cosenza presso l’Auditorium “A. Guarasci”.

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