RENDE (CS)- Le infrastrutture idrauliche costituiscono sistemi complessi in grado di determinare una significativa interferenza con tutte le reti infrastrutturali presenti sul territorio ma che difficilmente e raramente vengono trattate e gestite con la possibilità di dialogare fra loro al fine di poter meglio individuare le criticità presenti.
Quanto è accaduto nei giorni scorsi in varie località del Centro-Nord del nostro Paese con la manifestazione delle cosiddette “bombe d’acqua”, che hanno creato grossi danni e disagi alle cittadinanze interessate, ne sono un esempio ed un caso emblematico che impone adeguate forme di studio e ricerca da parte degli esperti e studiosi di tali fenomeni.
Un approccio integrato nella gestione dell’acqua e dell’energia nell’ambiente urbano e nei corpi idrici ricettori di pertinenza risulta indispensabile per un ottimale uso delle risorse.
Di tutto questo si è parlato nell’Aula Magna dell’Università, nell’ambito del IX Corso di studio internazionale relativo all’Idraulica urbana sostenibile ed al ciclo integrato acqua – energia, promosso dal dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria, coordinato dalla prof.ssa Patrizia Piro.
Un corso che ha visto la partecipazione e la collaborazione: dell’Ordine degli Ingegneri di Cosenza; del Centro Studi Acquedotti e Fognature e del Laboratorio di Idraulica Urbana, dell’Università della Calabria; dell’Associazione Idrotecnica Italiana, con il patrocinio di IAHR AIRH.
“L’individuazione e l’attuazione di interventi strutturali e non strutturali, per una gestione ottimale del ciclo acqua – energia in un’ottica di sostenibilità ambientale – ha dichiarato la prof.ssa Patrizia Piro, nell’intervento di apertura del corso – rappresentano ormai passaggi imprescindibili per il controllo degli afflussi alla rete di drenaggio, le potenziali problematiche di allargamento e il rischio ad esse connesso, l’abbattimento della produzione di inquinanti dalle superfici e conseguente riduzione dell’impatto sui corpi idrici ricettori, il controllo del microclima urbano e riduzione del consumo energetico negli edifici”.
Il corso, che si è sviluppato nel corso dell’intera giornata, oltre ai saluti delle autorità accademiche, è stato caratterizzato da ben undici relazioni scientifiche a cura di vari studiosi ed esperti locali e nazionali con presenze anche straniere, a cominciare dal prof. Jiri Marsalek, del National Water Research Institute Burlington, del Canada e del prof. Čedo Maksimović, dell’Imperial College di Londra.
Partendo dal concetto secondo cui la crescente urbanizzazione e la sempre maggiore domanda di servizi idrici, dovuta al proliferare della popolazione, hanno comportato lo sconvolgimento del ciclo idrologico naturale a livello locale e globale, il Prof. Marsalek con la sua relazione dal titolo “Innovation in Stormwater Management: The first 50 Years” ha focalizzato l’attenzione sull’impatto che tale cambiamento può avere sull’ambiente, come sulla diminuzione dell’evapotraspirazione e dell’infiltrazione superficiale e profonda; nonché sul trasporto di inquinanti associato a tale deflusso.
Soluzioni a questi problemi sono ricavate da diversi approcci per la gestione delle acque in ambiente urbano; mentre l’insieme di queste tipologie di interventi finalizzati al ripristino delle condizioni naturali di drenaggio e al controllo del carico inquinante sono oggi identificate dalla letteratura anglosassone con il termine BMP (Best Management Practice) e dalla letteratura americana con il termine LID (Low Impact Development). In conclusione la scelta, il dimensionamento e l’applicabilità dell’uno o dell’altro approccio, che hanno entrambi l’obiettivo di mitigare i cambiamenti quali-quantitativi delle acque meteoriche urbane conseguenti al nuovo uso del suolo, sono intimamente legate alle caratteristiche di qualità che si vogliono raggiungere e alla natura e localizzazione del sito stesso, ma la migliore progettazione è quella che combina le misure di entrambe le categorie.
Altrettanto interessante e particolarmente seguita è stata la relazione del prof. Čedo Maksimović che ha parlato sul tema: “Blue Green Dream project’s innovations for optimised ecosystems based urban planning”, presentando il progetto “Blue Green Dream” che, attraverso sistemi idrici urbani (Blue) e aree vegetate urbane (Green) – come sistemi combinati ed integrati tra loro – ha lo scopo di ridurre gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, ulteriormente amplificati se combinati con un’urbanizzazione incontrollata o non adeguatamente pianificata.
Molteplici – ha sottolineato il professore inglese – sono i vantaggi che potrebbero derivare da queste soluzioni quali: maggiore resistenza alla siccità e al rischio di alluvioni in area urbana, riduzione dell’inquinamento atmosferico, del rumore e del fabbisogno energetico, mitigazione dell’effettoisola di calore, valorizzazione della biodiversità e della qualità della vita, miglioramento della vivibilità degli spazi urbani e del loro valore estetico.