Esclusiva 8@30 – Domenico Danti: “Cosenza, non ti direi mai di no!”

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Ritornano le esclusive di www.ottoetrenta.it, e ritornano più agguerrite che mai con un nome che a molti tifosi evocherà dolci ricordi: Domenico Danti, detto Dantinho, il Furetto di San Giovanni in Fiore, l’eclettico trequartista degli anni di Toscano, uno degli uomini simbolo delle due promozioni consecutive ottenute con il Mister di Reggio. Il ricordo delle sue giocate è ancora vivo nella memoria di ogni tifoso, così come quello delle esperienze vissute a Cosenza permane nell’animo dell’ex numero 10, attualmente squalificato per gli eventi di Salernitana – Nocerina dello scorso 10 Novembre 2013 (squalifica che termina il 29 gennaio 2015, un anno dopo essere stata comminata dal Giudice Sportivo). Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per una breve chiacchierata, e lo ringraziamo anticipatamente per la disponibilità dimostrata:

D: “Domenico, anzitutto grazie mille per averci concesso questa esclusiva: per prima vuoi una domanda a piacere?”
R: [ride, ndr] “No no, tranquillo, inizia come vuoi!”

D: “Bene, allora la prima è d’obbligo: stai seguendo il Cosenza? Vuoi lasciare qualche commento sul momento che sta attraversando?”
R: “Si, ovviamente sto seguendo il Cosenza, non potrei farne a meno e, conseguentemente, so anche che non è un momento particolarmente felice. Commenti? Non proprio, vorrei piuttosto fare un augurio alla squadra e soprattutto ai tifosi, che si possa velocemente tornare nelle zone più nobili della classifica e risalire la china.”

D: “Sei stato a Cosenza per tre stagioni esatte (dalla 2007/’08 alla 2009/’10, quest’ultima compresa, ndr): qual è il ricordo più bello che ancora ti lega a questa piazza?”
R: “Beh, se ne devo scegliere uno solo non ho dubbi: la partita con il Bacoli. La squadra veniva da cinque stagioni di Dilettantismo, ed è stato stupendo vedere lo stadio pieno e colorato a festa per una meritata risalita. Se proprio devo mirare l’obiettivo, scelgo questo. Però non manco di ricordare altri episodi belli. Al Cosenza sono legato visceralmente, è grazie alle stagioni qui se sono riuscito ad arrivare sino alla Serie B.”

D: “Il tuo è stato uno dei nomi più gettonati del totomercato: ci sono stati contatti e, soprattutto, torneresti a Cosenza?”
R: “Non potrei mai dire di no al Cosenza! L’ho già detto, a questa piazza devo molto di ciò che sono, tornerei immediatamente. Però no, sinora non ci sono stati contatti di nessun genere.”

D: “Sei stato, tuo malgrado, protagonista di una delle pagine più nere del calcio italiano: Salernitana – Nocerina (partita sospesa dopo 20′ minuti di gioco per forfait squadra ospite). Ti va di dirci cosa hai provato quel giorno e che sensazioni hai al ricordo tu che ne vivi le conseguenze sulla pelle ancora oggi?”
R: “Il ricordo che ho di quella partita è orribile. Ci siamo andati di mezzo noi che non c’entravamo nulla, lì non potevamo fare molto. Da uomo, uno pensa prima alla famiglia, poi al calcio. Non posso posporre il mio lavoro ai miei affetti, e quel giorno credo che fosse impossibile giocare: non si può disputare un evento sportivo, che dunque dovrebbe essere un momento di gioia, con quelle minacce non saremmo mai riusciti ad esprimerci al meglio. Purtroppo, ribadisco, ci siamo entrati noi che non avremmo potuto prendere altre scelte.”

D: “Tornando all’argomento Cosenza, tu eri uno degli uomini simbolo della squadra ed anche uno dei più amati dai tifosi. Cosa vuoi dire agli ultras rossoblu’ in un momento così?”
R: “Credo che ai tifosi del Cosenza non si possa dire nulla, anzi comprendo appieno la loro amarezza. Cosenza è una piazza giustamente esigente per ciò che ha vissuto e, soprattutto, allo Stadio risponde come deve rispondere, e in casa e in trasferta, nonostante i risultati segue sempre la squadra. La contestazione è normale, il calcio è fatto anche di queste cose.”

D: “Proprio perché hai vissuto un rapporto così forte con i tifosi, cosa ti senti di dire alla squadra?”
R: “Credo che tutto ciò che hanno sempre chiesto gli ultras del Cosenza sia uscire dal campo con la maglia impregnata di sudore e lottare su ogni pallone per 90′: l’essenziale è mettercela tutta, poi i risultati possono anche non arrivare, ma se ti impegni al massimo i tifosi applaudono comunque: certo, il mio periodo sotto il Castello è stato molto tranquillo [due promozioni ed una finale Coppa Italia Lega Pro in tre stagioni, ndr], anche se noi non siamo stati esenti da contestazioni, in particolare durante il terzo anno. Però fu tutto estremamente differente da ciò che sta accadendo ora.”

L’intervista si chiude qui. Ci sembra d’uopo ringraziare Domenico per la disponibilità dimostrata, mentre a voi lettori diamo appuntamento a breve per un’altra esclusiva, solo su www.ottoetrenta.it.
Francesco La Luna

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