Una breve parentesi lirica al Teatro A.Rendano che ha visto, tra le sue quinte e il suo palco, la preparazione e la messa in scena dell’Elisir d’amore, il melodramma giocoso di Gaetano Donizetti. Ieri sera il palco è stato calcato non dai professionisti che noi siamo ormai abituati a contemplare nel “tempio” cosentino dell’arte, ma da giovani cantanti scelti tra coloro che, la scorsa estate, hanno partecipato all’Opera studio promossa dall’Assessorato alla cultura della Regione Calabria e organizzato dal comune di Verbicaro grazie anche alla collaborazione con il comune tedesco di Oberstenfeld.
I giovani, non ancora professionisti, hanno cercato di conquistare lo scarno pubblico accorso per assistere al fuori programma lirico e sono sicuramente riusciti nell’intento. Ciò che ha colpito è stata, certamente, la loro genuinità, la modestia, la semplicità, la naturalezza con cui sono riusciti ad approcciarsi al pubblico spogli da qualsiasi sovrastruttura o artificiosità. È stato dunque apprezzato l’impegno, il carisma e la generosità artistica che, molto spesso, si va dissipando nel corso della carriera lasciando spazio al divismo che allontana inevitabilmente l’attore dal suo pubblico. I giovani cantanti hanno quindi messo in mostra diverse qualità ma non sono, invece, riusciti a brillare per le loro doti vocali e canore; forse ancora troppo giovani, troppo acerbi per riuscire a metabolizzare e fare propria la complessità e la ricchezza della lirica da sempre genere musicale di nicchia.
Appropriata, invece, la scelta dell’opera che rientra a pieno nella tradizione comica e ha permesso, ai giovani esordienti, di esprimere il proprio humor grazie ad un sottile sarcasmo che percorre l’intero melodramma. Si è difatti deciso di mettere in scena una storia ambientata nel XVIII secolo ma ancora squisitamente attuale; la tematica centrale è infatti l’amore, quello desiderato e agognato, quello fortemente voluto ma non sempre ricambiato. Questi sono i sentimenti che si aggrovigliano simultaneamente nell’animo del protagonista che, bramoso di avere al suo fianco la persona per cui prova una smodata passione, decide di riporre le proprie speranze in un magico Elisir prodotto, in realtà, con un corposo vino rosso e dunque taroccato. “Chi fa da sé fa per tre” è la logica del protagonista che, in possesso di un vino DOP e non di un vero elisir, spera di conquistare la sua amata dimenticando di diffidare delle imitazioni e controllare, prima dell’uso, il “marchio” di provenienza.
Annabella Muraca