Piccolo è meglio? Percorrendo la filiera del grano

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RENDE (CS) – Il consueto mercatino dei produttori locali aderenti al Gruppo d’Acquisto di Rende si è arricchito questa settimana di un momento di condivisione particolare, che riporta alla mente elementi di tradizione e di gusto. Si è infatti parlato di grano, di farina e di pane, a partire dal progetto sperimentale per la ricostruzione dell’intera filiera, avviato dalla Rete di Economia Solidale di Cosenza Utopie Sorridenti, in collaborazione con la Casa dei Diritti Sociali.

Un esperimento che punta al recupero dei valori legati al lavoro agricolo, ma soprattutto alla riscoperta di una modalità sana e naturale di produzione e di alimentazione. Un’idea partita da tre persone che hanno messo a disposizione un pezzo di terra, tempo, energie, buona volontà e che pian piano si è estesa ad altri soggetti coinvolti a vario titolo nella raccolta, nella macinazione, nella lavorazione della farina o di altri prodotti. Una prova, nata quasi per gioco, che a distanza di un anno conta già diverse nuove adesioni e nuovi contatti per allargare la rete.

Un’iniziativa che non è unica nel suo genere, come dimostrano le storie raccolte Chiara Spadaro, giornalista di Altreconomia, autrice di “Adesso Pasta” e “Il frutto ritrovato”. Riprendendo il “Piccolo è bello” dell’economica tedesco Schumacher, il suo nuovo libro – dal titolo “Piccolo è meglio” – si struttura come una sorta di viaggio da sud a nord alla scoperta di esperienze virtuose. Per l’autrice il significato dell’aggettivo piccolo non è strettamente legato alle dimensioni delle realtà analizzate, ma si coniuga spesso come corto e vicino – è il caso degli esempi di filiera corta che animano i gruppi d’acquisto solidale – o anche come leggero, ovvero come un approccio più sensibile al territorio e all’ambiente. È il caso questo dei corrieri in bicicletta di Milano o del turismo responsabile della cooperativa Le Mat di Roma. Il filo rosso che segna le storie raccolte è l’importanza attribuita alle relazioni, valutate come capitale e come risorsa per una positiva riuscita delle attività intraprese. Un sistema di organizzazioni e di persone che non si sente a proprio agio nell’attuale modello di consumo proposto dalla grande distribuzione, che tende ad annientare le identità territoriali ed umane. Una piccola rivoluzione dal basso che, attraverso azioni concrete, dimostra la sostenibilità sotto i diversi aspetti ambientali, economici e sociali.

La riflessione è stata arricchita anche dagli interventi di Lucia Bonacci, dottoranda di ricerca dell’Università della Calabria, che ha realizzato un excursus storico e tradizionale delle colture di grano in Calabria, e di Silvia Sivini, ricercatrice del Centro Studi e Ricerche per lo Sviluppo Rurale dell’Università che invece proposto un’analisi legata alla costruzione delle reti. Il punto debole per la diffusione di queste buone pratiche viene infatti spesso rinvenuto proprio nella mancata diffusione di informazione e nella scarsa capacità di penetrazione: rimangono realtà vissute da pochi e per pochi, quasi un settore da addetti ai lavori. Al contrario questo periodo di crisi economica dovrebbe maggiormente spingere i consumatori ad un occhio più attento verso prodotti che meglio riescono a coniugare il rapporto qualità/prezzo.

A dimostrazione del successo e della bontà dell’idea di ricostruire dal basso la filiera produttiva, al termine dell’incontro è stato offerto ai presenti un assaggio di pane e pasta prodotti con la farina proveniente dalla lavorazione del grano “Senatore Cappelli” scelto per il progetto sperimentale.

 

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

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