25 anni senza Pietro Bucci, Crisci: «Rettore indimenticato»

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Pietro Bucci

RENDE (CS) – Ricorrono oggi i 25 anni dalla morte di Pietro Bucci, terzo rettore della storia dell’Unical e grande innovatore dell’università italiana. 

 Il ricordo del rettore Gino Mirocle Crisci:

«Con lui videro la luce il Crai, consorzio di ricerca per le applicazioni in informatica, primo Consorzio costituito con la legge 183 per il Mezzogiorno, e qualche anno dopo, nel 1984 il CUD (Consorzio per l’Università a Distanza).  Ma forse il suo merito più grande è stato il coraggio di avviare con pochi fondi, molte incertezze e un numero esiguo di studenti, la costruzione dell’infrastruttura della nuova università, venuta fuori dal concorso internazionale di idee vinto da Vittorio Gregotti».

«Bucci – continua il rettore – ha voluto fortemente che sia il progetto di Gregotti che quello residenziale di Martensson, divenissero una realtà per le nuove generazioni. Quella che oggi è l’Università della Calabria, il Campus, lo è grazie al fatto che si è creata l’infrastruttura che è vissuta da circa 30.000 studenti e ricercatori».

Crisci ricorda anche che nel 2004 l’Università della Calabria volle celebrare l’ex rettore intitolandogli proprio il ponte che collega i cubi dei Dipartimenti, simbolo identitario dell’ateneo.

«Non tutti sanno che Bucci, che diresse l’università dal 1978 al 1987 – scrive Crisci –  diede anche una spinta decisiva al suo progetto di internazionalizzazione, che ancora oggi è assolutamente attuale, con la prima convenzione stipulata con la Repubblica popolare cinese che vide l’arrivo di 17 studenti cinesi ad Arcavacata».

«Durante il suo mandato – aggiunge Crisci – venne, inoltre, conferita la prima laurea honoris causa, il 13 aprile del 1981, al professor Gerhard Rohlfs. Da ricordare, sotto il suo rettorato, anche l’affollata visita del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, il 3 marzo 1982, alla quale fece seguito una visita in delegazione al Quirinale. Un rettore che ha certamente lasciato il segno e che a 25 anni dalla sua morte resta una personalità indimenticata all’interno della nostra comunità accademica».

 

 

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