ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Lo scorso venerdì 17 giugno presso l’University Club dell’Unical si è svolto il convegno “Memorie, documenti storici e sistemi intelligenti”, organizzato dall’Istituto di Informatica e Telematica (IIT) sede di Cosenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Vi hanno preso parte anche l’Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni (ICAR-CNR) di Napoli che in Collaborazione con IIT e il centro Regionale di Neurogenetica di Catanzaro portano avanti il progetto ALPHA (eAsy inteLligent service Platform for Healthy Ageing) dal 2014; gli istituti CNR di Linguistica Computazionale (ILC), sede di Genova, di Elettronica e di Ingegneria dell’Informazione e delle lTelecomunicazioni (IEIIT), sedi di Genova e Torino, impegnati nel progetto NINFA (iNtelligent Integrated Network For Aged people), e l’istituto milanese di Tecnologie Industriali e Automazione (ITIA), coinvolto nel progetto Goji. Durante il seminario si è fatto il punto sulla malattia di Alzheimer, che ad oggi conta almeno 600 mila casi nel mondo, con ingente costo sociale. Sia il Rettore Crisci che il professor Roberto Guarasci, responsabile dell’Istituto di informatica e telematica Cnr sede di Cosenza, hanno sottolineato come l’uso oculato delle risorse in Calabria possa contribuire ad una partecipazione attiva circa lo sviluppo della ricerca nel campo.
Centrale nella discussione del seminario il Progetto Alpha, che è nato come piattaforma per monitorare i pazienti affetti dal morbo di Alzheimer sulla base di criteri quali: analisi dei disturbi comportamentali, cognitivi e sintomi neurologici, misurazioni mirate per lo sviluppo di sistemi intelligenti e piani di cura personalizzati. Per risalire ai fattori di rischio dei pazienti malati, quinsi, è stata effettuata una digitalizzazione delle cartelle cliniche dei pazienti dell’ex Ospedale Psichiatrico di Girifalco, in provincia di Catanzaro. I dati così raccolti sono stati illustrati dalle ricercatrici dell’IIT-CNR di Cosenza Erika Pasceri e Maria Taverniti. Delle 5250 cartelle cliniche (dal 1881 al 1931), 550 cartelle sono state trascritte e ben 4300 cartelle digitalizzate. Le ricercatrici hanno inoltre annunciato che un lavoro simile di digitalizzazione clinica verrà fatto, a breve, anche per l’ex Ospedale Psichiatrico di Reggio Calabria.Tali dati sono poi stati interpretati dalla dottoressa Laura Borrello, dell’ASP di Catanzaro.
La fase di studio dei dati ha poi lasciato il posto alla sperimentazione al fine di rallentare almeno i declini cognitivi dell’età avanzata. Tra i progetti migliori in questo senso, sono stati esplicati quelli denominati Goji e Ninfa, su cui hanno relazionato il ricercatore Andrea Zangiacomi e la ricercatrice Giovanna Morgavi, quest’ultima in collegamento Skype.Quindi, Rossella Santolamazza, del MIBACT-DGA, ha parlato di “Carte da legare”, un progettoche ha alla base la creazione di un sito degli archivi della psichiatra italiana e del software ArcanaMente, per l’implementazione e gestione delle banche dati storiche di 13 ospedali psichiatrici italiani.
A concludere i lavori seminariali, l’intervento della dottoressa Amalia Bruni, direttrice del Centro Regionale di Neurogenetica dell’Asp di Catanzaro, che ha discusso della malattia, dalla sua scoperta fino alle evoluzioni. «La malattia di Alzheimer – ha spiegato – non è mai uguale a se stessa. La storia naturale dei pazienti e della famiglia di provenienza è alla base della ricostruzione del problema, che ancora dopo trent’anni non ha un farmaco risolutore. La storia entra nella scienza. Abbiamo imparato che la malattia esiste 10 anni prima come malattia biologica del cervello. La Calabria, è un isolato genetico, dove vi è una prolificità elevata. 160.000 soggetti dal ‘600 ai giorni nostri. La prima malata risale al 1807. Si tratta di una giovane donna di 38 anni che viveva a Parigi ma era originaria di Serrastretta, nel catanzarese. Nelle famiglie calabresi, c’è la stessa mutazione genetica».
Il Progetto Alpha, questa è la speranza, potrebbe fornire a medici e ricercatori nuove informazioni sul comportamento dei pazienti che, insieme ai dati medici, aumenterebbero la precisione e l’affidabilità dell’attività di monitoraggio della salute dei pazienti.