Catanzaro ON THE STREET. Primo report su Aranceto

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CATANZARO – Più di dieci mesi di attività, all’insegna dell’allegria e della consapevolezza, animati da un solo intento: ripensare nuovi itinerari, verso la realizzazione di una società nuova; una visione che parte dal basso, per coordinare latitudini e longitudini di un moderno e più concreto significato d’identità popolare e culturale. Queste sono solo alcune delle prospettive in seno al progettoOn the street – Costruzione di percorsi di cultura e legalità”.  Alla vigilia del suo primo compleanno, ripercorriamo alcune delle tappe fondamentali di questo progetto, impegnato a diffondere un nuovo linguaggio e un diverso modello di società, in alcune delle aree periferiche più disagiate della città di Catanzaro, grazie alla testimonianza degli operatori e dei ragazzi coinvolti nelle attività di quartiere. La realizzazione di un percorso di educazione alla cultura e alla legalità, si avvale dell’esperienza del Centro Calabrese di Solidarietà, grazie alle attività artistiche e culturali del Centro Polivalente per i Giovani, la Cooperativa “Eureka”, ente capofila del progetto, l’Associazione “Solidales” e la Cooperativa “Edizione Straordinaria”.  Il primo episodio di questo piccolo report è dedicato al quartiere Aranceto: una delle aree più difficili del capoluogo, dove la normalità quotidiana è spesso messa a dura prova dalla violenza della miseria, ma soprattutto dall’indifferenza riguardo alle variabili socioculturali di un’intera realtà suburbana. “Il motivo che ci spinge a continuare in questo quartiere, spiegano gli operatori, è la continuazione con il precedente PON sicurezza, che ci ha permesse di stringere un legame forte con i ragazzi, specie i più piccoli, ma anche con gli adolescenti. In questa nuova fase, che ha richiesto un target più grande di età, le difficoltà sono maggiori, rispetto alle fasce più piccole; in più a una certa età e, data la natura del quartiere, i più grandi cercano relazioni diverse. Dobbiamo ancora curare meglio l’approccio primario con essi, ma anche la difficoltà nel trovare degli spazi adeguati, richiede la necessità di ripensare ambienti più consoni alle esigenze di fasce di età sempre più varie”.  Anche la continuità dei rapporti, identificata nelle differenti attività ludiche e sociali, sta alla base della costruzione di un rapporto profondo e duraturo ma ciò non toglie che questi ragazzi stiano ricevendo gli input fondamentali, per imparare altre forme di vita, oltre a quelle della strada: c’è chi sogna di giocare a calcio; chi si è avvicinato alle percussioni e ha deciso di studiare musica; chi semplicemente ritorna all’entusiasmo dei giochi di una volta, lontano da smartphone e tablet. Non si tratta di escludere una forma di conoscenza, per ritornare alle origini, ma di non escludere tutto ciò che il piccolo mondo in cui viviamo può offrire. On the street parte dalla strada, per portare sulla stessa, linguaggi che, nella precarietà non trovano sbocco, continuando nell’intento di costruire un nuovo/vecchio modello di consapevolezza di sé.

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