ACRI (Cs) – Il Comune di Acri, guidato dal sindaco PIno Capalbo, presenta ricorso al TAR della Calabria impugnando i decreti commissariali ed il piano aziendale dell’ASP di Cosenza.
Un ospedale per 142.000 abitanti
Il presidio ospedaliero di Acri “Beato Angelo” viene classificato quale Ospedale di zona disagiata, struttura necessaria ed indispensabile per tutto il territorio interessato, involgente ben 20 Comuni (Lattarico, Cerzeto, Marano Principato, Rota Greca, San Pietro in Guarano, Bisignano, Montalto Uffugo, San Benedetto Ullano, Santa Sofia D’Epiro, Castiglione Cosentino, Luzzi, Rende, San Fili, San Vincenzo La Costa, Castrolibero, Marano Marchesato, Rose, San Martino di Finita, Torano Castello), con un bacino di utenza residente stabile di oltre 142.000 abitanti.
Tuttavia con i decreti del Commissario ad Acta di febbraio 2021 ed il recente Piano Aziendale l’Ospedale subisce una rilevante diminuzione dei posti letto di lungodegenza, la privazione dell’ambulatorio di Oncologia, nonché la privazione dei posti di OBI (osservazione breve intensiva), per i quali erano stati già appaltati i lavori. Le attività chirurgiche vengono poi estremamente ridotte nella loro funzionalità e non vi è traccia del reparto Covid.
IL RICORSO
Da qui il ricorso del Comune, difeso dall’Avv. Morcavallo, verso i suddetti atti di cui ne contesta «l’illegittimità in quanto -si legge nella nota – la decisione risulta priva di istruttoria, nonché carente di motivazione in ordine all’istanza dell’amministrazione comunale tesa a difendere la piena operatività del nosocomio, nonché rispetto alla formale istanza, prodotta unitamente al Comune di San Giovanni in Fiore e volta all’istituzione di un Ospedale Generale, avendone i due nosocomi i requisiti di legge».
«Inoltre il Comune lamenta il difetto di motivazione e l’irragionevolezza della scelta di depotenziare l’Ospedale diminuendone i posti letto di lungodegenza, le attività mediche e sanitarie svolte, nonché la decisione incidente sul centro Covid. In sostanza il ricorso dimostra come ridimensionare ovvero depotenziare i servizi del Nosocomio di Acri equivale a negare una adeguata forma di assistenza sanitaria alla consistente popolazione del territorio, essendo la stessa strategicamente posizionata per soddisfare e soccorrere la numerosa utenza proveniente sia dai numerosi comuni interessati».
La decisione del TAR è attesa nell’arco di un mese.