COSENZA – Prima giornata del Salone del Lavoro organizzato dalla Provincia di Cosenza, la manifestazione mette in rete esperienze, competenze e risorse umane e imprese e dà diffusione all’azione svolta dai Centri per l’Impiego, sensibilizzando i cittadini e le imprese circa la fruibilità dei servizi per il lavoro erogati.
La tre giorni si è aperta questa mattina nell’ex Stazione di piazza Matteotti sul tema “Think the job: informazione e orientamento” con il dirigente provinciale del Dipartimento lavoro della Provincia di Cosenza, Giuseppe Nardi, Sergio Rio della Demoskopica e Giuseppe Campisi, in rappresentanza della Regione Calabria.
Nel corso della mattinata Demoskopica ha fornito i dati relativi al sentiment di un campione rappresentativo di 400 imprese operanti nel territorio cosentino. Congiuntura economica, prospettive occupazionali, clima di fiducia e rapporto con i Centri per l’impiego sono stati alla base dell’indagine al sistema delle aziende. E il risultato fa ben sperare, parlando di avviamenti in crescita del 6,5% rispetto al 2014.
Questo è quanto emerge dalla Nota trimestrale relativa al terzo trimestre 2015 dell’Osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Cosenza, con la collaborazione scientifica dell’Istituto Demoskopika. Secondo gli imprenditori coinvolti nell’indagine, gli obiettivi da raggiungere sono: potenziare le iniziative per favorire l’incontro tra domanda e offerta, rafforzare le misure di accompagnamento al lavoro con in testa i tirocini formativi, informare costantemente sugli andamenti del sistema occupazionale e sulle opportunità di lavoro. E’ quanto chiedono gli imprenditori cosentini per facilitare l’uscita dalla crisi e riaccendere i motori della fiducia nell’immediato futuro considerato che, ad oggi, solo il 16,4% crede in una ripresa e il 15% prevede di assumere nell’immediato futuro. E, intanto, nel terzo trimestre del 2015 il saldo complessivo tra nuove assunzioni e uscite in provincia di Cosenza è in miglioramento rispetto a un anno fa (+1.576 in termini assoluti e +93,3%). In particolare, le comunicazioni totali di avviamento dei rapporti di lavoro in provincia sono state 43.100, con un incremento del 6,5% in confronto al terzo trimestre del 2014. Le cessazioni complessive sono pari a 39.834, in aumento del 2,7% sempre rispetto al III trimestre del 2014. Il saldo tra avviamenti e cessazioni è positivo per 3.266 unità.
«Gli ultimi tre anni – commenta il presidente dell’Istituto Demoskopica, Raffaele Rio – hanno rappresentato per gli operatori economici del territorio cosentino un periodo di rilevanti difficoltà di crescita evidente nell’andamento dei principali indicatori congiunturali osservati quali fatturato, investimenti e occupazione. Ma il sistema Cosenza ha voglia di uscire dalla crisi – conclude Raffaele Rio – e si appella alle istituzioni perché investano concretamente nel matching tra offerta e domanda, percorso fondamentale per tornare ad assumere e ad ampliare il proprio organico». La giornata di domani sarà dedicata al “Made in Calabria: il contesto trritoriale ed ambientale, quali opportunità e strumenti”. L’ultima giornata sarà invece dedicata alle nuove idee “Job experience: incontri, confronti, racconti, proposte.
Nota integrale redatta da Demoskopica:
Congiuntura: prevale la stabilità economica per fatturato, investimenti e occupazione. Gli ultimi tre anni hanno rappresentato per gli operatori economici del territorio cosentino un periodo di rilevanti difficoltà di crescita evidente nell’andamento dei principali indicatori congiunturali osservati: fatturato, investimenti e occupazione. Si rileva un rallentamento dei volumi di vendita, dal momento che è di gran lunga maggiore la quota di aziende che lamenta una flessione del fatturato (71,9%) rispetto a quante segnalano un aumento (7,2%) con un saldo negativo, quindi, pari a -64,7%. Stabile, inoltre, anche la propensione ad investire: i dati mostrano come la situazione, nel periodo considerato, sia rimasta stabile per quasi la maggioranza (48,8%) mentre per il 36,4% peggiorata con un saldo, anche in questo caso, negativo (-21,6%). Dall’analisi dell’ultimo triennio emerge anche una rilevante stabilità del numero degli occupati per le aziende cosentine: ben il 62,7% degli imprenditori intervistati non ha variato il proprio numero di addetti. Ma al netto degli stabili, prevale a percentuale delle imprese che segnano una flessione dei livelli occupazionali, pari al 33,5%, su quelle che al contrario registrano una crescita, appena il 3,8%. In conclusione, si registra, un saldo negativo, pari a -29,7%.
Centri per l’impiego. Ancora poco utilizzati. Ma circa 60% di chi lo fa esprime soddisfazione. Per facilitare l’uscita dalla crisi e favorire un matching più adeguato tra domanda ed offerta di lavoro, i Centri per l’impiego potrebbero un ruolo anche se, ad oggi, ancora sono poco utilizzati dalle aziende locali. Solo il 5,1% del campione di imprenditori cosentini intervistati, infatti, ha affermato di rivolgersi “spesso” e con una maggiore frequenza ai Centri per l’impiego per la ricerca di personale da impiegare nella propria azienda mentre il 3,6% solo qualche volta. Gli imprenditori agricoli, con il 21,6%, registrano la più elevata frequenza di utilizzo dei servizi per l’impiego pubblici, seguiti a poca distanza dalle imprese edili (18,9%) e dei servizi (18,3%), in coda, le aziende del comparto produttivo artigianale/industriale (14,6%) e del commercio (10,7%). Ai soggetti che hanno dichiarato di essersi rivolti ai Centri per l’impiego, è stato chiesto di esprimere un giudizio sui servizi ricevuti. Dall’analisi delle risposte fornite dal sotto campione intervistato, emerge un giudizio tendenzialmente positivo: oltre la metà delle imprese cosentine, vale dire il 55,7%, dichiara di esserne abbastanza soddisfatto, a fronte di una percentuale inferiore, il 39%, che li valuta per nulla/poco soddisfacenti.
Proposte: la ricetta del “sistema Cosenza” per migliorare l’offerta dei Cpi. Al campione di aziende intervistare è stato successivamente posto l’interrogativo su quali debbano essere le azioni su cui i Centri per l’impiego dovrebbero prioritariamente concentrare la loro attività. Questo al fine di raccogliere quante più informazioni e suggerimenti possibili da un soggetto, quale l’impresa, che è, in ogni caso, destinatario privilegiato delle azioni e delle attività dei Centri per l’impiego. Oltre il 50% è del parere che sia necessario potenziare la qualità dei servizi diretti a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro (promozione dei profili professionali, individuazione opportunità occupazionali, ecc.) seguita a distanza, con il 23,1%, dal rafforzamento di tutte le misure di accompagnamento al lavoro (promozione di stage e tirocini formativi e di altre attività formative che favoriscano l’inserimento lavorativo). Meno importanti, anche se significative, appaiono per le imprese, il potenziamento delle attività indirette di “intermediazione” del lavoro quali l’informazione circa le opportunità occupazionali e formative, gli strumenti di politica attiva disponibili nella rete dei servizi per il lavoro e della formazione (11,3%), cosi come le attività più specialistiche di consulenza di orientamento al lavoro e alla formazione (10,8%); meno prioritario, infine, risulta il rafforzamento dei compiti di certificazione e validazione delle competenze dei lavoratori (5,6%).
Previsioni: solo due “capi d’azienda” su dieci credono nella ripresa per il 2016. Le previsioni fornite dagli imprenditori sull’andamento dell’economia e della propria impresa nel prossimo biennio, non sono positive. Considerando, infatti, l’indice complessivo di fiducia quale sintesi complessiva dei fattori più importanti della congiuntura (occupazione, fatturato, situazione del settore, ed economia regionale), il 39,8% prevede ancora una fase recessiva, il 43,9% condizioni di stabilità mentre solo il 16,4% è fiducioso in una ripresa dell’economia. Nonostante la congiuntura poco favorevole, gli imprenditori confidano soprattutto in un’espansione della propria attività produttiva, il 21,7% prevede infatti un aumento dei fatturati aziendali, mentre più critico appare l’andamento futuro del settore e la situazione economica regionale in flessione rispettivamente per il 47,8% e 52,3%. Più stabile sarà, invece, la situazione occupazionale e il trend degli addetti per circa due terzi (il 62,8%) degli imprenditori intervistati, una quota minore, il 22,3% ridurrà la propria forza lavoro, mentre sul fronte opposto quasi il 15% intravede un andamento positivo prevedendo con molta probabilità un ampliamento del proprio organico.
Tipologie contrattuali: le “scelte” a tempo determinato si confermano la modalità prevalente. Gli ingressi a tempo determinato, pari a 30.184, restano la modalità prevalente delle nuove assunzioni ma con una incidenza che è risultata in diminuzione del -8,0% rispetto al trimestre precedente ed in aumento rispetto al III trimestre del 2014 (+3,4%). I nuovi contratti a tempo indeterminato sono risultati 5.537, l’incidenza è ancora bassa, pari al 12,8% del totale assunzioni. Per i parasubordinati (2.976 unità) si registra un 6,9%, per i tirocini il 5,5% (2.378 assunzioni) e le altre tipologie contrattuali l’1,4% (618 assunzioni). Ancora meno utilizzati risultano invece i contratti di apprendistato (490 assunzioni, 1,1%) e del lavoro intermittente (390 assunzioni, 0,9%). Il lavoro domestico si attesta all’1,1% (in totale 464 assunzioni).
Figure più richieste: braccianti, centralisti e insegnanti. Ma anche attori e animatori di villaggi turistici. Oltre il 54% delle imprese ha richiesto, nel terzo trimestre del 2015, figure professionali low level, di basso livello professionale tra cui spiccano i braccianti agricoli con il 43,7% del totale, ben 12.834 in valore assoluto. Seguono le figure di medium level, con il 37,4% dei casi, tra cui rientrano le professioni esecutive del lavoro di ufficio (8,6%), le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (24,8%) e gli artigiani, operai specializzati e agricoltori (4,0%). In questo livello di qualificazione, tra le figure emergenti con il maggior numero di rapporti di lavoro avviati, troviamo i camerieri di ristorante, i centralinisti, gli addetti alla vendita telefonica di beni e servizi. Il livello di qualificazione più alto, high level, assorbe l’8,2% delle figure più richieste; riguarda, in particolare, le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (7,0%) e le professioni tecniche (1,2%). Tra le professioni intellettuali spicca il dato degli insegnanti di sostegno, gli insegnanti di scuola elementare, ma anche gli attori, gli infermieri e gli animatori turistici.
Figure più richieste: braccianti, centralisti e insegnanti. Ma anche attori e animatori di villaggi turistici. Oltre il 54% delle imprese ha richiesto, nel terzo trimestre del 2015, figure professionali low level, di basso livello professionale tra cui spiccano i braccianti agricoli con il 43,7% del totale, ben 12.834 in valore assoluto. Seguono le figure di medium level, con il 37,4% dei casi, tra cui rientrano le professioni esecutive del lavoro di ufficio (8,6%), le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (24,8%) e gli artigiani, operai specializzati e agricoltori (4,0%). In questo livello di qualificazione, tra le figure emergenti con il maggior numero di rapporti di lavoro avviati, troviamo i camerieri di ristorante, i centralinisti, gli addetti alla vendita telefonica di beni e servizi. Il livello di qualificazione più alto, high level, assorbe l’8,2% delle figure più richieste; riguarda, in particolare, le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (7,0%) e le professioni tecniche (1,2%). Tra le professioni intellettuali spicca il dato degli insegnanti di sostegno, gli insegnanti di scuola elementare, ma anche gli attori, gli infermieri e gli animatori turistici.