Il campo di Ferramonti
Ferramonti fu una realtà diversa dai lager nazisti dell’Europa centro orientale. Come sottolinea Ehrman “per i prigionieri passare per Ferramonti significò la salvezza.” Istituito dal regime fascista nel giugno del 1940, nel campo transitarono circa 5000 prigionieri la maggior parte dei quali apolidi di religione ebraica provenienti da tutta Europa. I primi arrivarono nel 1942 e furono costretti a completarlo con le proprie mani.
“Quello che accadde là dentro ebbe dell’incredibile. In uno spazio senza logica confluirono persone da tutta Europa che seppero superare il dolore, la separazione dalle loro famiglie, solamente grazie alla solidarietà, alla convivenza, alla fratellanza” (Dal corto L’Angelo di Ferramonti, di Pier Luigi Sposato)
Molti degli allora internati, i loro figli e nipoti, ogni 27 gennaio si riuniscono ancora a Ferramonti nel Giorno della Memoria. Raccontano le loro storie ai numerosi presenti e passano il testimone a studenti, a residenti, a visitatori, alle comunità ebraiche di tutto il mondo e alla vicina Comunità Arbëreshë, la minoranza etno-linguistica albanese o, meglio, gli albanesi d’Italia, che ebbero un ruolo fondamentale nel sostentamento e nella salvezza degli internati e che hanno assunto oggi un ruolo di primo piano nella cura della loro memoria. Ogni anno il Campo di Ferramonti, Parco Letterario Ernst Bernhard e le Riserve del Crati accolgono circa 20.000 visitatori.
Al momento della promulgazione delle leggi razziali italiane (1938) i circa 10 mila ebrei stranieri apolidi presenti in Italia ebbero l’ingiunzione di lasciare il paese. Gran parte di loro riuscì a partire, ma per poco più di 3000 persone nel maggio 1940 scattò l’ordine di arresto. Molte di loro furono portate a Ferramonti dove li raggiunsero presto altri gruppi in fuga dal nazismo e arrivati nei territori sotto il controllo italiano dalla Yugoslavia alla Grecia, dall’Albania al nord Africa.
Ernst Bernhard fu il primo ad arrivare a Ferramonti
Ernst Bernhard, cui è dedicato il Parco Letterario, fu tra i primi ad arrivare a Ferramonti. Psicanalista di stampo junghiano, esercitava in Italia da tempo. Scappato da Berlino, rifiutato dal Regno Unito, trovò scampo a Roma. A Ferramonti ebbe la possibilità di proseguire i suoi studi mantenendo un carteggio con la moglie Dora che da Roma gli inviava tra le altre cose analisi astrologiche, considerazioni sul quotidiano, appunti sugli incontri di Eranos e poi libri, cibo, vestiario.
Quando fu liberato grazie all’intercessione dell’orientalista, esploratore e storico Giuseppe Tucci, che lo salvò dall’estradizione in Germania, tornò a Roma e contribuì non poco alla ripresa culturale del Paese. Fu lo psicanalista di Adriano Olivetti, Natalia Ginzburg, Amalia Rosselli, Giorgio Manganelli, Giacomo Debenedetti, Roberto Brazien fondatore di Adelphi, Luciano Emmer, Carla Vasio, Vittorio De Seta. Lo stesso Federico Fellini di cui quest’anno ricorre il centenario, andò in analisi da Berhard e lo stesso cineasta raccontò di essere stato fortemente influenzato da Bernhard per 8 /12 e Giulietta degli spiriti.