Gratteri, la ‘ndrangheta dovrebbe spaventare più dei terroristi

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RENDE (CS) «Fanno più paura quattro terroristi che non diecimila ‘ndranghetisti. Questo perché gli ‘ndranghetisti convivono con la società e le istituzioni. Due terroristi terrorizzano un intero popolo. Il terrorismo è sempre sopravvalutato». Lo ha detto Nicola Gratteri, nominato procuratore di Catanzaro, parlando agli studenti del Master in Intelligence organizzato all’Università della Calabria da Mario Caligiuri, docente dell’ateneo. «Non sono un esperto di terrorismo – ha detto ancora Gratteri – ma so per certo che ho più problemi a lavorare con la polizia belga che con la polizia sudamericana, perché l’Europea è una comunità bancaria, è unita solo da una moneta, dal punto di vista della sicurezza è un encefalogramma piatto. Secondo me la criminalità organizzata, la ‘ndrangheta non ha interessi ad avere a che fare con il terrorismo, piuttosto, sfrutta il fatto che le forze dell’ordine si concentrano su altro. L’intelligence – ha aggiunto Gratteri – ha un ruolo fondamentale e per fare questo lavoro c’è bisogno di freddezza, coraggio, ma soprattutto riservatezza. Il lavoro dell’intelligence comunemente è considerato come qualcosa di sporco, ma non è così. Ho avuto modo di lavorare con i servizi segreti e ho constatato che in realtà svolgono lavori che le altre forze dell’ordine non potrebbero. A mio giudizio stiamo solo pareggiando la partita contro la ‘ndrangheta, non vincendo, perché la presenza di una mafia sul territorio non si capisce dalle denunce, ma dagli umori dei commercianti. In questi ultimi anni – ha aggiunto – lo Stato sembra stia avendo grossi successi nei confronti della lotta alla mafia e in particolare della ‘ndrangheta, ma io che ci lavoro dal di dentro non riesco a dirvi che stiamo vincendo la battaglia. Non perché sono pessimista ma perché è importante che tutti abbiano la consapevolezza di cosa siano le mafie e che potere hanno”. Gratteri ha poi esortato la politica ad impegnarsi per contrastare le mafie. «Abbiamo proposto una riforma del sistema. Rimane da chiedersi perché la riforma non viene discussa, ma questo bisogna chiederlo alla politica. Abbiamo modificato tutta la parte sull’agenzia dei beni confiscati che, secondo noi – ha aggiunto Gratteri – deve stare a Roma, perché deve interagire on-line con tutti i ministeri e si deve insediare presso la sede del Consiglio dei Ministri. Deve essere presieduta da un manager, che capisce di economia e il sequestro deve essere gestito da una sezione specializzata del tribunale, in modo che siano sempre dei giudici a seguire il percorso di quel bene, dalla confisca all’assegnazione. Il valore del bene, poi, va tutelato e per questo assegnato prima che si degradi. Per contrastare le mafie – ha proseguito Gratteri – servono tante e piccole modifiche normative, che abbiamo già proposto e di cui ho già ampiamente detto. Qualsiasi modifica, però, non deve intaccare il livello di garanzia dell’imputato, perché in nessun caso un assassino o un mafioso deve poter fare la parte della vittima. Le modifiche devono servire a far diventare non conveniente delinquere».

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