Il Tar respinge il ricorso della Show Net, Ruggero Pegna scrive al presidente Oliverio

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CATANZARO –  Con sentenza pubblicata ieri, Il Tar della Calabria ha respinto il ricorso della Show Net di Ruggero Pegna, assistita dagli avvocati Lascialfari di Firenze e Combariati di Catanzaro, in merito al dimezzamento del finanziamento alle Imprese deciso dalla Regione Calabria, per la prima volta, nell’ultimo Bando triennale per  la valorizzazione dei Beni Culturali attraverso Grandi Festival Internazionali Storicizzati. Nell’azione è intervenuta ad adiuvandum anche Assomusica, associazione italiana degli organizzatori e produttori.

Nello specifico, il dimezzamento da 200.000 euro all’anno per tre anni a favore di tutti i soggetti proponenti (Associazioni, Enti, Fondazioni) a 110.000 euro per le Imprese, ha colpito la società di Pegna e lo storico festival Fatti di Musica, giunto alla trentatreesima edizione, a cui si devono tutti i più grandi eventi nazionali e internazionali mai effettuati in Calabria, da Carlos Santana a Elton John, da Tina Turner a Sting, produzioni televisive in mondovisione come La Sera dei Miracoli o la Notte degli Angeli a Paravati,  passando per centinaia di altri prestigiosi eventi, molti dei quali originali, tra cui spiccano la Festa del Sole e Pazza Piazza,  format spettacolari ideati e scritti dallo stesso promoter, fino alla produzione della maestosa Opera su San Francesco di Paola dello scorso anno. Fu anche Pegna a intercettare e girare alla Provincia di Catanzaro il megaconcerto gratuito che Vasco Rossi voleva tenere a Reggio Calabria, poi effettuato a Germaneto.

«Fatti di Musica è la storia stessa dello spettacolo dal vivo in Calabria e non solo», afferma Pegna,  tre volte dirigente nazionale di Assomusica e membro della Consulta Ministeriale per lo Spettacolo dal 2012 al 2016, che, appreso l’esito della sentenza, ha scritto una nota direttamente al Presidente Oliverio.

LA LETTERA INDIRIZZATA AL PRESIDENTE OLIVERIO

“Egregio Presidente, ancora una volta chi opera e produce in Calabria tra mille difficoltà, decidendo di restare a lavorare in questa regione onestamente e nel rispetto di quanto previsto dall’ordinamento giuridico-fiscale di questo Paese, si vede brutalmente schiaffeggiato proprio da chi, come l’Ente che lei rappresenta, dovrebbe invece premiare storia, merito, professionalità, sacrifici e, come nel mio caso, eccezionale ricaduta a favore della regione nei campi della promozione turistica e della Cultura, riequilibrando anche moralmente i vari gap e le difficoltà ambientali dell’intraprendere in Calabria. Lei si era vantato in una pubblica assemblea, convocata in pompa magna per il lieto annuncio, di aver reperito milioni di fondi supplementari per consentire che tutti i progetti partecipanti al bando fossero finanziati per intero. In quell’occasione, presi la parola e le feci notare che soltanto uno, tra tutti i progetti ammessi alla fascia più alta, in realtà, si vedeva dimezzato il contributo per la paradossale motivazione di essere Impresa, cioè il soggetto più titolato a realizzare i grandi progetti  richiesti dal bando, principale protagonista della filiera produttiva di ogni settore, nel rispetto di ogni legge e norma, anche a vantaggio dello stesso Stato, dei lavoratori e della sicurezza del pubblico. Lei si mostrò stupito da quanto le comunicai e dalla motivazione di un suo dirigente che sosteneva di aver preso ad esempio un bando del Friuli, ripromettendosi di sanare l’evidente ingiustificata discriminazione verso la mia Impresa e, nel caso specifico, verso la storia stessa dello spettacolo dal vivo capace di valorizzare questa regione, rappresentata dal sottoscritto e dal mio festival, festival che, come ben saprà, tra quelli proposti, è quello con i più alti costi, il più elevato numero di eventi,  il maggior numero di spettatori, il più alto cofinanziamento pari addirittura all’82%, la più grande ricaduta d’immagine per la Regione, grazie anche al suo Premio ai Migliori Live riconosciuto come l’ oscar della musica dal vivo, format e brand oramai nazionali. Solo un’opera come Notre Dame De Paris, ad esempio, con i suoi cinquecentomila euro di costi, vale il doppio di molti altri festival! Per non parlare dell’Opera sulla vita di San Francesco di Paola, costata circa duecentomila euro, a cui lei non ha dato la benché minima attenzione, nonostante siano in corso  festeggiamenti con grandi costi regionali e senza che vi sia nulla di paragonabile alla mia produzione, come ha potuto constatare anche il presidente Irto presente alla prima assoluta di Reggio. Potrei aggiungere molto altro su Fatti di Musica ma, casomai  in questi anni Lei avesse vissuto lontano dalla Calabria,  basterebbe farsi dare dall’ufficio Cultura il formulario prodotto al bando o informarsi sul lavoro del sottoscritto, artefice di tutti i primati e record possibili in questo settore e in questa regione. Caro Presidente, nella realtà, chiacchiere a parte, la preoccupazione sembrerebbe che sia stata rivolta esclusivamente a soddisfare la grande richiesta di associazioni ed enti a puro fine propagandistico, ben sapendo che molti dei progetti finanziati non avevano né qualità artistica né risonanza mediatica, né tantomeno, trattandosi di associazioni, la storia professionale e le peculiarità richieste per il raggiungimento degli obiettivi del bando. Il messaggio mandato ai giovani è poco edificante, indirizzandoli su formule associative elusive e privilegiate, che neppure potrebbero avere bilanci importanti, come quelli derivanti dall’aggiudicarsi ingenti importi di finanziamento, pari alla quasi totalità dei costi dei loro progetti, spesso gonfiati ad arte per poterli riscuotere.

Logica dell’approssimazione e dell’elusione a cui non ho voluto mai capitolare, fiero di aver costruito un’impresa laddove, spesso, tra ‘ndrangheta e mala amministrazione (alla pari),  non cresce neppure l’erba, e la politica, a parole, è prodiga di ricette, dispensando chiacchiere e promesse. In questi anni non ho mai evidenziato la totale assenza di competenza nel merito nella quasi totalità dei componenti delle Commissioni, né l’ordine di graduatorie palesemente ridicole, come facilmente dimostrabile da una verifica dei progetti, ma di fronte ai soprusi non si può più tacere. Caro Presidente, se avesse mantenuto fede all’impegno preso e, immagino, al suo stesso convincimento politico su quanto le ho rappresentato, non saremmo neppure arrivati a una sentenza becera e approssimativa, dalla motivazione povera e sconfortante, sia sotto il profilo giuridico che fattuale».

 

 

 

 

 

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