La cultura per il rispetto dell’ambiente per contrastare le ecomafie

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COSENZA – Il principio della legalità in materia ambientale trattato nel corso di una iniziativa organizzata da Confapi Calabria, presieduta da Francesco Napoli, con la partecipazione del magistrato Marisa Manzini e di Luigi Cerciello Renna, capo team dell’Autorità nazionale anti corruzione ed esperto in materia ambientale . L’incontro, patrocinato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e dall’ordine provinciale dei dottori agronomi e forestali, ospitato nell’Università della Calabria, è stato introdotto dal saluto del rettore Gino Crisci e da Teresa Vigile, rappresentante dell’Associazione Italiana Esperti Ambientali. Sul tavolo le nuove norme di contrasto alle ecomafie ed ai reati ambientali. «Stiamo assistendo da anni ad una spiccata sensibilià da parte dei cittadini verso i temi ambientali, soprattutto ci chiedono più trasparenza – ha detto tra l’altro Luigi Cerciello Renna che è anche membro dell’Osservatorio Appennino Meridionale – La Calabria insieme al Molise non ha mai comunicato i dati sulla contaminazione delle acque. Parlo del rapporto Ispra che ogni anno viene diramato a livello nazionale. Molto si fa dal punto di vista dell’impulso del legislatore, perché la nuova legge sugli eco reati segna un passo decisivo, ma è un giro di boa. La svolta culturale è legata alla capacità e volontà delle amministrazioni di azzerare la distanza con i cittadini, che si annulla solo colmando quel vuoto di trasparenza. C’è ancora molto da fare – ha concluso Cerciello Renna –  a cominciare dalle scuole, dalle università, dagli ambiti sociali. Serve una svolta culturale che faccia crescere nelle coscienze di ognuno di noi il senso di appartenenza all’ambiente ancora poco radicato». Marisa Manzini, procuratore aggiunto di Cosenza, ha sottolineato che soltanto negli ultimi anni il tema del diritto ambientale e dunque la tutela sul piano giuridico e penale dell’ambiente, ha avuto una accelerazione, grazie alle nuove norme introdotte dal legislatore. Il grande passo in avanti è stato compiuto, secondo il magistrato, individuando fattispecie di responsabilità da parte degli enti pubblici. «Biasogna ulteriormente sensibilizzare le amministrazioni locali affinché si attrezzino per la prevenzione del danno ambientale. Quando interviene la magistratura l’illecito è già stato compiuto. La vera sfida è invece quella di impedire che il reato ambientale venga commesso».

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