COSENZA – «Siamo assolutamente indignati», esordisce così Fausto Sposato, presidente del Coordinamento Regionale Ipasvi e di tutti gli infermieri calabresi. Le 600 assunzioni previste nel decreto 50, che stanno vedendo in queste ore una guerra senza mezzi termini tra Scura, Fatarella e Urbani, anziché «favorire gli infermieri, peggiorano una situazione sanitaria già di per sé catastrofica e per certi versi drammatica». Sposato, a nome e per conto di tutti gli infermieri, non accetta per nulla le decisioni adottate in merito. Sono circa 54 gli infermieri, sulle 600 assunzioni, che avranno riconosciuti i loro diritti. «E tutti gli altri?», si chiede il presidente in una nota stampa. «Il problema è proprio questo, per l’intera categoria: Noi non siamo contro le assunzioni, di qualunque profilo, necessarie per una buona sanità. Ma così facendo, escludendo a priori gli infermieri, come si pensa di assicurare e garantire i cosiddetti Lea? La normativa europea, in questo, è chiarissima: occorrerebbero circa altre mille unità per coprire adeguatamente i turni, e garantire la sicurezza delle cure e delle prestazioni e quindi dei cittadini e dei pazienti. Per non parlare degli operatori di supporto. Questi numeri emergono – insiste Sposato – da studi mirati effettuati dalla nostra federazione nazionale. Da una parte quindi si spinge verso straordinari non più sopportabili che sforano il tetto previsto dalle stesse aziende e dall’altra si escludono tutte le possibilità per far entrare altri infermieri. C’è oggettivamente qualcosa che non quadra”. Sposato, tra l’altro, racconta di numerosi incontri avvenuti con Massimo Scura che lasciavano “ben sperare, auspicando buone possibilità affinchè tutto potesse cambiare: oggi invece assistiamo ad una inversione di tendenza preoccupante e noi non ci stiamo, con il nostro orgoglio e la nostra professionalità». All’Asp di Cosenza, tanto per rimanere in tema «non è prevista nessuna assunzione, neanche una sola unità infermieristica». Né si parla più di “stabilizzazioni dei precari”, ci sono aziende che hanno bandito i concorsi per stabilizzare i precari altre ancora ferme al palo. Per il Presidente Sposato non è più possibile avere sistemi sanitari diversificati sul territorio regionale. «Siamo tutti compatti, in tutte le province calabresi sorge un malumore indecifrabile per cui chiediamo a gran voce che vengano ampliati i posti per le figure che forniscono assistenza alla persona, gli infermieri in primis perché nel nostro territorio l’assistenza è quella che manca. Sposato cita anche il Dca 130 che inquadra, non a caso, proprio le professioni sanitarie e gli infermieri nello specifico con la creazione di un Servizio delle Professioni Sanitarie e la nomina dei dirigenti in tutte la aziende calabresi ma che ancora non si capisce come mai le aziende non ne tengono conto e continuano a propinare soluzioni per nulla in linea con quanto previsto dallo stesso DCA 130. Ed in quest’ottica, così come sta purtroppo accadendo, ogni ente si muove per fatti propri e senza cognizione di causa. Il nostro plauso va all’A.O. di Cosenza che ha chiesto l’autorizzazione all’assunzione di un Dirigente Sitros. Evidentemente hanno capito l’importanza dei processi assistenziali. Siamo delusi, invece, per quanto succede in altre realtà anche perché abbiamo rispettato i tempi ed abbiamo capito il momento facendo un ultimo sforzo con la speranza che i nostri giovani ed i precari potessero vedere risolti i loro problemi. Ci saremmo aspettati un cambio di rotta, che mettesse al centro i bisogni dei pazienti e dei cittadini con il coinvolgimento di chi i bisogni li conosce e li risolve quotidianamente ed invece rieccoci qui a riscrivere di palesi ingiustizie e mortificazioni verso la categoria infermieristica. Non è questa la strada e non erano questi gli accordi e di sicuro faremo arrivare il nostro malessere nelle sedi opportune. Non è questa la sanità che vogliamo e che meritiamo anche perché stiamo pagando un prezzo altissimo come categoria. L’Ipasvi è sempre stata disponibile al confronto per la ricerca di soluzioni ottimali ed abbiamo fatto le nostre proposte ed invitiamo le istituzioni a dare un segnale importante ad una categoria che ha a cuore la salute dei cittadini e non le proprie ambizioni. Si assumano le figure che servono realmente, utili a modificare i processi e si punti verso una sanità di qualità. Ma per fare questo ci vuole coraggio. Forse ciò che manca a tanti ma non agli infermieri».