COSENZA – «Dopo 28 anni è finalmente uscita la prima verità ed è una verità molto amara, anche perchè si tratta di un omicidio veramente crudele. Non hanno avuto pietà nemmeno del corpo di mio fratello. La parola suicidio è stata soffocata ma non è soffocata la mia voce. Hanno soffocato mio fratello ma il suo corpo è riuscito a parlare». Sono le parole forti e determinate di una sorella che non si è mai arresa. Donata Bergamini, intervenendo alla manifestazione “Ricordando Denis” – partita benefica al San Vito Marulla
che ha visto di fronte vecchie glorie del Cosenza, quali Urban, De Rosa, Martino, Savoldi, Napolitano, contro una rappresentanza di sindaci e amministratori calabresi – ha ammesso che per lei è sempre una sensazione speciale venire a Cosenza in menoria di suo fratello Denis, barbaramente ucciso nel novembre 1989. «Questa volta lo è ancor di più perchè è la prima volta che mi trovo in una manifestazione dopo che è emersa una prima verità. Certamente una verità che si poteva avere molto prima».
Donata Bergamini: «Non ammetto sconti di pena»
Probabilmente il cammino da percorrere è ancora lungo e irto di difficoltà ma stavolta è stato finalmente tracciato un solco importante, forse decisivo. «La procura di Castrovillari con a capo Eugenio Facciolla ha dato la possibilità a Denis di parlare e la verità è uscita – prosegue Donata -. Ora gli indagati sono tre. Io come ho sempre fatto aspetto di conoscere bene le carte prima di parlare. E’ chiaro che non si tratta nè di odio, ne di cattiveria, ma solo di giustizia. Non ammetto sconti di pena per nessuno, per nessuna professione, per nessu camice, per nessuna divisa, per nessuno che ha mentito e che ha voluto seppellire una verità che era a portata di tutti».
Denis e Cosenza
E se 29 anni fa qualcuno ha cercato di seppellire la verità, nessuno potrà mai seppellire il ricordo, il legame che lega Denis Bergamini alla città di Cosenza. «Credo si fosse creato un amore fra mio fratello e questa città che nessuno può distruggere», spiega la sorella dello storico n.8 rossoblù. E poi ancora: «Denis rappresenta un punto di forza per la Calabria. Fu proprio per il caso di Denis che si fece la prima manifestazione davanti a un tribunale. Mai nessuno prima di allora era sceso in piazza a Cosenza davanti a un tribunale per chiedere giustizia e verità».
Donata parla ai giovani
Il bisogno urgente di verità e giustizia fortunatamente si tramanda e si deve continuare a tramandare anche alle giovani generazioni. Ed è anche a loro che si rivolge Donata Bergamini. «Spero che questo percorso che abbiamo fatto insieme alla città di Cosenza e a tutta Italia possa entrare nella cultura dei giovani, perchè se noi voglimo cambiare questo sistema bisogna oltre che parlare, dare. Dobbiamo imparare a non aver parlare di parolare, di dire “ho sentito”… Io ho percorso una strada molto lunga, l’ho percorsa a piedi, ua strada dove qualcuno ha steso del filo spinato. Ma non hanno capito che il dolore che mi procurava questo filo spinato non era nulla in confronto al dolore che avevo dentro per non essere stata ascoltata quando era il momento. Ciò che mi dispiace è che questo filo spinato hanno dovuto incontrarlo anche i miei figli e i miei nipoti».
Lotta senza rabbia
Poi un saluto che è più di un abbraccio a Cosenza e alla sua gente, che suo fratello tanto amava: «Ringrazierò sempre la città di Cosenza e spero tanto che questa scelta di lotta fatta senza rabbia, che è già entrata nel cuore di tutti, possa restarci».
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