Minniti all’Unical, Assalone (FLC-CGIL): «Viste scene che non ci piacciono»

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COSENZA – Fa ancora discutere la presenza di ieri all’Università della Calabria del ministro dell’Interno Marco Minniti e delle scene di contestazioni, fuori e dentro l’Aula Magna dell’Ateno, che ha provocato. A tornarci oggi è il segretario provinciale di Flc-Cgil Cosenza, Pino Assalone.

«Blindare un ateneo, impedire la manifestazione pubblica e pacifica di chi voleva legittimamente esprimere il proprio dissenso verso provvedimenti legislativi recentemente adottati – scrive Assalone -, allontanare con la forza dall’aula un precario che chiedeva il diritto alla parola per denunciare una condizione di vita e di lavoro che accomuna migliaia di persone nel Paese, per arrivare a contestare i giovani colpevoli di non voler rimuovere uno striscione rivolto al Ministro degli Interni (con un ragazzo addirittura ferito, al quale va la nostra solidarietà), sono scene che non ci piacciono.

Non ci piacciono ma purtroppo stanno ritornando tristemente attuali in questa Italia dove non si tollerano contestazioni e prese di posizioni differenti da quelli di chi gestisce il potere economico e politico. Non ci piacciono ma fanno il paio con tutte quelle scelte lesive della democrazia e dei diritti che vengono compiute nel nostro Paese, fino alla odiosa reintroduzione dei voucher precedentemente aboliti per impedire il ricorso ad un referendum chiesto da oltre un milione di firme. Una logica che non appartiene alla cultura di un Paese la cui Costituzione è nata dalla Resistenza e dalla caduta del fascismo che vietava appunto libertà e diritti.

Ci stupisce anche come il Rettore, che sicuramente era a conoscenza della militarizzazione dell’ateneo, non abbia mosso un dito per impedire che diritti sanciti costituzionalmente venissero impediti nella giornata di lunedì. Per garantire al Ministro di parlare davanti a qualche decina di persone, non si può sospendere la democrazia ed impedire l’esposizione degli striscioni ed il sacrosanto diritto alla libertà di parola e d’espressione. Tanto meno in un’Università, luogo deputato al sapere critico, all’autonomia di giudizio, alla ricerca libera. Concetti che oggi in molti vorrebbero aboliti, ma per noi principi e valori inderogabili che difenderemo sempre con la forza e la determinazione necessarie».

 

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