Pedagogia della R-Esistenza: parte a Cosenza il V^ anno del progetto

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COSENZA – Rompere con l’Antimafia dei palchi e dei salotti. Oltrepassare lo sterile sociologismo che ha ridotto ad un mero esercizio intellettuale ogni tentativo di contrasto alla cultura mafiosa. Costruire dal basso una pedagogia della liberazione in grado di farsi compiutamente prassi etica ed educativa di emancipazione delle terre meridionali. Trasformare l’Università da luogo di adattamento alle logiche alienanti della società dei consumi, a cantiere dell’inclusione sociale e dell’innovazione culturale. Queste in sintesi le linee guida del V^ anno del progetto scientifico-didattico Pedagogia della R-Esistenza che prenderà avvio domani, venerdì 12 marzo, con una serie di lezioni all’aperto nelle periferie del Mezzogiorno d’Italia. Si partirà dal Quartiere di Via Popilia a Cosenza – alle ore 9.30 presso la Delegazione municipale di Via Giovanni Amellino – per chiudere a Scampia il 20 maggio con il 4° forum delle R-Esistenze meridionali contro le mafie, organizzato presso l’Officina delle Culture Gelsomina Verde, presidio di cittadinanza attiva fondato e gestito dall’Associazione Resistenza Anticamorra, presieduta da Ciro Corona. Al forum parteciperà il Procuratore Capo della Direzione Nazionale Antimafia, Franco Roberti.

Pedagogia della R-Esistenza è un percorso formativo del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria – nato il 23 maggio del 2011 nell’anniversario della strage di Capaci -, che ha come finalità la ri-fondazione della pratica educativa in senso milaniano e freireano. “La Pedagogia – scrive il docente responsabile del progetto Giancarlo Costabile – non può continuare ad essere la scienza della complicità al potere delle mafie e della corruzione. È scienza del cambiamento sociale, e non della conservazione. È potere popolare, e non strumento delle lobby finanziarie per sterilizzare la forza dell’azione educativa. Pedagogia della R-Esistenza – continua Giancarlo Costabile – è un tentativo di disarticolare e destrutturare le metodologie tradizionali della Pedagogia accademica, storicamente aderente alle verità dello status quo attraverso l’esercizio della funzione di cinghia di trasmissione classista dell’ideologia dominante. Le strade delle periferie meridionali, abbandonate dallo Stato e bagnate dal sangue del potere mafioso, sono il vero laboratorio per una scienza pedagogica che vuole rispondere concretamente ai bisogni collettivi dei territori, diventando in tal modo strumento di inclusione e di democrazia. All’Italia delle mafie, l’educazione popolare deve opporre l’Italia della Costituzione e della Resistenza partigiana. Da Via Popilia a Scampia – conclude – attraverseremo il Sud: quello che soffre ma anche quello che lotta”.

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