Indagine del centro studi di Confcommercio Calabria: il 52,6% delle aziende del terziario vuole assumere, ma l’81,1% ha difficoltà a reperire personale. Algieri: “Noi imprese dobbiamo iniziare a riflettere sul perché non riusciamo a trovare personale e guardare con occhi diversi il mondo del lavoro
COSENZA – Un lavoro che c’è ma non si riesce a dare. Le polemiche degli ultimi mesi mosse da imprenditori noti e meno noti, sembrano trovare conferma nel dato statistico. Un Gap tra domanda e offerta di lavoro sempre più ampio che le imprese riescono a colmare con non poche difficoltà. A confermarlo l’indagine svolta dal centro studi di Confcommercio Calabria condotta su un campione di 230 imprese attive nel terziario, di cui poco meno della metà con sede in provincia di Cosenza (48%). Si tratta per lo più di imprese di piccole dimensioni. Il 51,6% di loro infatti impiega da 1 a 3 dipendenti. L’obiettivo del sondaggio era quello di far emergere quale fosse il livello di domanda e quali siano le cause che, secondo gli imprenditori, rendono difficile l’occupare i posti di lavoro. Dal dossier emerge chiaro come il 52,6% delle imprese vuole assumere, ma di queste 8 su 10 non trovano dipendenti nonostante la volontà di incrementare il proprio organico fino al 10% degli impiegati attuali.
Servizi (23,2%) dettaglio alimentare (20%), ristorazione (17,9%) e ricettività (12%) sono le aree con le più alte previsioni di nuovi addetti entro il 2022, spinte anche dalla voglia di riportare il giro d’affari ai livelli pre-pandemici. Alla domanda se nel corso di quest’anno prevede un incremento del giro d’affari quest’anno, infatti, il 56,8% ha risposto “si”, mentre il 26,3% non prevede variazioni e il 16,8% invece prevede un decremento.
Tutti dati che spingono le imprese alla ricerca di personale. Tra le figure più richieste spiccano: commessi, addetti alla reception, banconisti, responsabili di sala, cuochi, aiuto cuoco, camerieri, addetti alla segreteria, informatici, operai. Posti che rischiano di rimanere vacanti soprattutto in ambito ristorativo/alberghiero, dove il quasi il 70% delle imprese lamenta la forte difficoltà nel reperimento di nuove risorse umane. In merito alle cause alle quali è legata la difficoltà di reperire personale, secondo il campione intervistato, troviamo la mancanza di competenze di base (49,5%), indisponibilità a lasciare il reddito di cittadinanza (48,5%), scarso interesse per la mansione proposta (35,8%), indisponibilità a orari/giorni proposti (23,2%), retribuzione giudicata troppo bassa (20%).
L’analisi di Confcommercio
Secondo il Presidente di Confcommercio Calabria Klaus Algieri: “Nonostante lo scenario non molto rassicurante che ci circonda, guerra in Ucraina, caro energia, crescita dell’inflazione e calo dei consumi, molte delle imprese del terziario credono fortemente nella ripresa e vogliono investire nel personale. Tuttavia ci sono dei fattori che rendono quest’investimento difficile, come dimostrano i dati. Mancanza delle giuste competenze e reddito di cittadinanza su tutti. Tuttavia, questo non ci deve portare a demonizzare misure di sostegno come appunto il reddito di cittadinanza, ma ci devono spingere ad una riflessione seria. Forse è giunto il momento di apportare dei correttivi allo strumento per renderlo più flessibile. Vanno riviste più in generale anche le politiche per il lavoro. Servono più formazione e incentivi maggiori per chi assume, solo così si riuscirà a ridurre il gap. Inoltre– aggiunge Algieri – dobbiamo anche fare una riflessione noi imprese. Dobbiamo cominciare ad analizzare con attenzione l’universo dei giovani, le loro aspettative, il loro modo di ragionare, sempre più mutevole e imprevedibile e capire cosa li attrae e cosa no. Perché quando un problema comincia a diventare irrisolvibile l’unica soluzione è innovare l’approccio al problema. E questo noi imprenditori lo sappiamo meglio di chiunque altro. Spero e conto, dunque, sul fatto che cominceremo a guardare anche a quello che possiamo fare noi, per tornare ad essere desiderabili agli occhi dei tanti che sembrano snobbare le nostre offerte di lavoro, e non solo a lamentarci dei pur tanti fattori che le indeboliscono”.