COSENZA – «Per la prima volta possiamo toccare con mano un cervello paleolitico». Lo ha annunciato il prof. Fabio Martini, archeologo dell’Universita’ di Firenze, durante il briefing stampa alla Grotta del Romito, nel comune di Papasidero, in Calabria, nel Geoparco Unesco del Pollino.
Martini, è scritto in una nota, sta conducendo da anni una campagna di scavi durante la quale sono emersi resti umani risalenti al Paleolitico.«Stiamo conducendo studi – ha detto Martini – con l’utilizzo di tecnologie avanzate come costruzioni 3 D, la scannerizzazione 3D per la ricostruzione delle morfologie del cervello. Uno dei risultati più eclatanti che avremo alla fine di quest’anno riguarderà la struttura morfologica del cervello di un ragazzino morto a 10-12 anni. La pressione del cervello in crescita su un osso ancora tenero come quello del cranio ha permesso di rilevare oggi delle tracce ed attraverso una sorta di calco endocranico tridimensionale abbiamo ricostruito la forma nei minimi dettagli di questo cervello e rilevato le varie aree come quelle del linguaggio. Per la prima volta sono state utilizzate delle tecnologie informatiche molto avanzate, dei software specifici che sono stati elaborati all’Università della California e per la prima volta c’è un prodotto attendibile sicuro che ci indica come era fatto un cervello di 17.000 anni fa». La notizia è giunta in chiusura della Prima conferenza degli Unesco Geoparchi Italiani. «Stiamo avendo un’acquisizione progressiva – ha detto Martini – di dati storici, naturalistici, culturali che fanno avanzare le conoscenze. Dobbiamo citare l’ambito antropologico soprattutto quello dell’antropologia molecolare – ha proseguito Martini – lo studio del Dna antico che ci permette informazioni sicure sul sesso, sull’età, sul tipo di alimentazione ma anche sull’origine di queste popolazioni. Alcuni individui tra i 9 romiti che conosciamo hanno probabilmente una derivazione medio, vicino orientale ipotizziamo attraverso un’immigrazione che possiamo datare intorno ai 25-20.000 anni fa dei gruppi che sono arrivati nel Mediterraneo e che poi si sono stanziati in Campania, Calabria, Puglia, Sicilia».
I resti sono visibili in un sepolcro ben conservato all’ingresso della Grotta. Inoltre è stato allestito un vero villaggio Paleolitico con tre modelli di capanne «dal più semplice – ha detto Martini – fino alla tenda più impegnativa di diversi metri quadri. E’ una costruzione non di fantasia che si basa sia sui dati archeologici e sia sulla comparazione con i primitivi attuali».