Rischio chiusura per sei filiali di banca in Calabria, la denuncia dei sindacati

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L' interno di una banca oggi 15 maggio 2012 a Pisa.ANSA/FRANCO SILVI

COSENZA – «E’ assolutamente singolare che la nascente “Banca del Sud” sotto l’egida del Mediocredito Centrale voglia escludere una Regione del Sud, la Calabria, dal suo perimetro operativo, operazione che, unita alle altre, porta ad un’ulteriore riduzione della presenza del credito in una Regione che va sempre di più verso la desertificazione bancaria».
E’ quanto sta accadendo alla Banca Popolare di Bari, che dovrebbe essere proprio la capofila del suddetto progetto. Infatti, il piano industriale 2020-2024, presentato nei giorni scorsi alle OO. SS. dal management della Banca, prevede la chiusura di ben 6 delle 7 filiali presenti sui territori calabresi, quali Rende, Lamezia Terme, Amantea, Scalea, Trebisacce, Casali del Manco. Una decisione che non trova, invece, riscontro nelle altre Regioni del Sud Italia.

«Non si comprendono le ragioni aziendali per cui si debbano abbandonare ambiti territoriali – si legge nel comunicato stampa congiunto delle segreterie regionali dei sindacati FABI, FIRST – CISL, FISAC – CGIL, UILCA e UNISIN – ove insistono una prestigiosa Università; una
significativa area industriale; un aeroporto internazionale; realtà turistiche, commerciali e agricole importanti.
La Banca Popolare di Bari, peraltro, esprime in Calabria significative quote di mercato (in alcune località rappresenta l’unico presidio bancario), con punte importanti che nella provincia di Cosenza, addirittura, superano altre province del Sud Italia.
Non intendiamo assumere sterili posizioni campanilistiche ma riteniamo ingiustificabile l’idea di abbandonare territori storici della Banca ove essa opera sin dal 1999. Realtà consolidate che laddove venissero dismesse, ciò avverrebbe in palese contraddizione con la dichiarata intenzione di rilanciare l’attività bancaria in tutto il Mezzogiorno».
E ancora, si chiedono i sindacati: «Cosa ne sarà della clientela calabrese? Cosa ne sarà, soprattutto, del Personale coinvolto nelle discutibili scelte aziendali, considerato che il taglio delle filiali non garantirebbe un loro riutilizzo in Calabria?
Chiediamo che i vertici della Banca rivedano nel suo complesso i termini del piano industriale da attuare nel periodo 2020-2024 che non può prevedere l’azzeramento, di fatto, della presenza in Calabria, la chiusura di uffici di direzione generale e gli interventi di esternalizzazioni di attività. Tanto al fine di non indebolire ulteriormente nella nostra Regione i livelli occupazionali, il livello dei servizi e dell’assistenza finanziaria sinora forniti e per consentire al tavolo negoziale di gestire adeguatamente le possibili ricadute su tutto il Personale coinvolto dal piano in questione.
Infine, esprimiamo con forza la nostra convinzione che le scelte scellerate di alcuni manager operate negli anni non possono ora ricadere sulle Lavoratrici e i Lavoratori della Banca, sulle imprese e le famiglie calabresi, già duramente colpiti. Per tali ragioni, non esiteremo a mettere in campo ogni azione utile ad evitare ulteriori errate e incomprensibili scelte aziendali».

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