COSENZA – Si è tenuta presso la sede dell’Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità di Cosenza la conferenza stampa di presentazione del progetto Wolfnet SILA – Misure coordinate per la tutela del lupo nel Parco Nazionale della Sila.
Un progetto triennale finanziato dal Parco grazie ai fondi messi a disposizione dalla Direttiva del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per l’indirizzo delle attività dirette alla conservazione della biodiversità, realizzato da Legambiente Onlus in collaborazione con GREENWOOD Soc. Coop, Legambiente Calabria e CAMMINASILA e con il contributo del Parco nazionale della Majella, Rete aree protette Wolfnet, Carabinieri Forestali e Università di Roma.
Ad aprire il dibattito Francesco Curcio, Commissario Straordinario dell’Ente Parco nazionale della Sila che ha ripercorso l’evoluzione dello status della specie dagli anni ‘70 ad oggi, rimarcando come, nonostante negli anni l’animale abbia modificato ed ampliato il suo areale, ci siano in Italia ancora fattori limitanti per la sua conservazione e tutela: primo fra tutti il bracconaggio al quale si aggiunge il conflitto con gli allevatori che subiscono danni agli armenti cagionati dal lupo. Il Commissario ha sottolineato a questo proposito la necessità di trovare linee di intesa che non possono limitarsi alla sola corresponsione di indennizzi, ma devono garantire soluzioni a lungo termine per regolare i rapporti tra uomo e lupo.
Il progetto Wolfnet punta a mettere in atto misure che vanno proprio in questa direzione, misure che possano agevolare processi di conoscenza e sviluppo di una convivenza volta a preservare il lupo e, con il lupo, l’habitat in cui esso vive.
E’ quanto ha ribadito infatti anche Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette e Biodiversità di Legambiente, ripercorrendo le principali direttrici previste dal Wolfnet SILA vale a dire: migliorare le conoscenze scientifiche, analizzare l’impatto esercitato dalle popolazioni lupine sulle attività dell’uomo e valutare l’efficacia delle misure di prevenzione, definire una strategia coerente ed omogenea in materia risarcimento/compensazione dei danni, contenere il bracconaggio e l’attenuazione dei conflitti tra il lupo e le attività antropiche, informare ed educare il pubblico e sensibilizzare le comunità locali, valorizzare il territorio attraverso la promozione del brand lupo.
Fondamentale è porsi le giuste domande così da introdurre in ogni zona, alpina o appenninica, le giuste metodologie d’azione.
Conoscere l’impatto significa capire l’evoluzione, come la popolazione del lupo è aumentata nel tempo per riuscire a gestire quella che deve rappresentare un orgoglio e un segno distintivo del Parco Nazionale della Sila.
Nicoletti ha poi rimarcato la necessità di una strategia condivisa nelle Regioni del Mezzogiorno a tutela del lupo, facendo un excursus anche su come si è arrivati a Wolfnet SILA, passando da progetti come Life Wolfnet e Wolfnet 2.0 a cui Legambiente ha fornito negli anni il suo contributo.
A seguire Alberto Sangiuliano, referente per l’Ente Parco nazionale del Pollino, ha riassunto l’esperienza di conservazione e gestione del lupo avviata dal Parco circa vent’anni fa, raccontando diverse sperimentazioni basate su ricerca, monitoraggio attraverso sistemi di fototrappolaggio e attività dirette di supporto agli allevatori, come il comodato d’uso gratuito di cani da guardiania, che hanno migliorato sensibilmente i rapporti con il mondo degli allevatori e che hanno avuto ripercussioni positive anche sull’annoso problema rappresentato dal randagismo canino. Tra i risultati raggiunti negli scorsi anni dal Parco nazionale del Pollino l’individuazione di sei branchi di lupi nelle zone del Massiccio del Pollino e dell’Orsomarso, e la constatazione di un trascurabile livello di ibridazione e inquinamento genetico della specie, che si attesta intorno all’1-2 % contro il 30% riscontrato in centro Italia.
La parola è passata poi al Colonnello Giorgio Maria Borrelli, Comandante dei Carabinieri Forestali Calabria, ma studioso e appassionato della materia.
Il Colonnello ha riportato la sua personale testimonianza, frutto di uno studio storico/bibliografico sul rapporto uomo/lupo, da lui curato sulla base di un’approfondita analisi di documenti e verbali risalenti alla seconda metà dell’Ottocento custoditi presso l’Archivio di Stato di Reggio Calabria, per sottolineare come la figura del lupo venga da sempre associata ad una simbologia errata, che necessita di essere capovolta ed addirittura trasformata in “marchio di qualità”.
Lungi dall’essere aggressivo, il lupo è un animale resiliente ed adattativo, dal quale non sono mai state registrate reazioni offensive contro l’uomo neppure quando questi ha inflitto all’animale aggressioni e mutilazioni cruente. Per quanto predatore, il lupo è solitario e non rappresenta una minaccia per la collettività. Il Colonnello ha ribadito quindi l’impegno dell’Arma, che ha sposato la missione dell’Ex Corpo Forestale dello Stato in questo progetto, e la disponibilità in corso d’opera ad attivare ulteriori appositi protocolli d’intesa, che nella loro attuazione da istituzionali divengono inevitabilmente personali.
Stesso impegno è stato ribadito da Francesco Falcone, Presidente di Legambiente Calabria.
A chiudere l’incontro Francesca Gargiulo, moderatrice dell’evento, ha sintetizzato gli interventi ed il valore del progetto e dei suoi obiettivi, sostenendo come proteggere il lupo significhi, di fatto, proteggere il territorio tutto, e tale ambìto risultato potrà essere raggiunto solo lavorando in sinergia e facendo tesoro delle positive esperienze maturate nel corso degli anni nelle altre Aree Protette regionali e nazionali.