CATANZARO – Non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo a lamentarsi della elefantiaca lentezza della macchina regionale. E forse, nell’analizzare gli atavici ritardi che affliggono la Calabria in ogni settore, sarebbe il caso di cominciare a chiedersi dove finiscano le responsabilità della politica e comincino invece quelle dei burocrati. Godono di stipendi e benefit da mille e una notte ma sul piano dei risultati le loro performance lasciano a desiderare. Anche Carlo Tansi, dirigente della Protezione Civile regionale, se la prende con i “burosauri”, tanto per utilizzare un termine adottato in passato per identificare quei funzionari e dirigenti regionali inadeguati a ricoprire ruoli apicali, quando non addirittura asserviti al potere. Tansi si lamenta perché ostacolano il suo piano di riorganizzazione della Protezione Civile. Lui vorrebbe che sia snella, funzionale, in grado di fronteggiare ogni tipo di calamità, anche quella più catastrofica. Ha le idee chiare, i progetti in mano e le risorse nel cassetto. Ma bisogna seguire le procedure. E le procedure, al minimo intoppo si incagliano. La rivoluzione tecnologica di Tansi fa a pugni con un sistema allergico alle innovazioni. E in attesa che le carte completino il loro ozioso tour sulle scrivanie dell’impiegato di turno, la sala operativa continua a fare i conti con computer obsoleti, linee elettriche ballerine, rete internet a singhiozzo e con buona parte del personale disponibile privo della preparazione e delle competenze necessarie ad affrontare le emergenze. Sperando che il buon Dio ce la mandi buona.