Valle Crati Spa, il Comune di Cosenza vince il ricorso in Cassazione

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COSENZA – Il Comune vince ricorso in Cassazione contro la fallita Valle Crati SPA. Annullate le precedenti sentenze del Tribunale di Cosenza e della Corte d’Appello di Catanzaro. Non dovute somme per quasi 7 milioni di euro

La Corte Suprema di Cassazione, con ordinanza n. 8640 di oggi, 9 aprile 2018, ha annullato due decisioni, rispettivamente del Tribunale di Cosenza (sentenza n. 1695 del 18.11.2011) e della Corte di Appello di Catanzaro (sentenza n. 1569/2016) che avevano confermato un decreto ingiuntivo di € 6.712.897.82, oltre interessi, emesso contro il Comune di Cosenza per il pagamento, in favore della Valle Crati SPA, di numerose fatture emesse dalla società, per la gestione del servizio di raccolta e di trasporto dei rifiuti e di depurazione delle acque reflue negli anni compresi tra il 2004 ed il 2009.
A darne notizia, l’Avvocatura comunale, attraverso l’Avvocato Agostino Rosselli che ha sostenuto le ragioni del Comune davanti alla Suprema Corte di Cassazione.

Violazione e falsa applicazione artt. 43 legge fall., 299, 300 e 305 c.p.c.,

«Il Tribunale di Cosenza prima e la Corte di Appello di Catanzaro poi, senza pronunciarsi nel merito dei rapporti tra le parti – ha sottolineato nella sua difesa l’avv.Rosselli – avevano dichiarato la decadenza del Comune di Cosenza dal proporre l’opposizione sul presupposto –ritenuto erroneo dalla Corte di Cassazione- che la P.A., essendo a conoscenza del fallimento della società Valle Crati SPA, intervenuto prima della notifica del decreto ingiuntivo, avrebbe dovuto citare in giudizio direttamente il curatore del fallimento, anziché il legale rappresentante della società, nel termine perentorio di tre mesi dalla conoscenza del fallimento da parte del Comune».

Il Comune di Cosenza ha, nel ricorso in Cassazione presentato dall’Avv.Rosselli, denunciando la violazione e falsa applicazione degli artt. 43 legge fall., 299, 300 e 305 c.p.c., ha dedotto la tempestività della riassunzione del processo, effettuata nel termine dei tre mesi decorrente dalla data in cui aveva avuto conoscenza legale dell’intervenuto fallimento, mediante dichiarazione resa in udienza dal procuratore della società, a nulla rilevando la conoscenza di fatto del fallimento.
Nell’accogliere i motivi di ricorso proposti dall’avv. Agostino Rosselli, la Corte Suprema di Cassazione, facendo chiarezza in una materia particolarmente complessa quale è quella del diritto fallimentare, nell’interpretare l’art. 43, comma 3, legge fallimentare, ha fissato alcuni principi.
In caso di interruzione del processo determinata dall’apertura del fallimento, al fine del decorso del termine per la riassunzione, è necessaria la conoscenza “legale dell’evento interruttivo, acquisita cioè non in via di fatto, ma per il tramite di una dichiarazione, notificazione o certificazione rappresentativa dell’evento che determina l’interruzione del processo, assistita da fede privilegiata.
In particolare, secondo la giurisprudenza di legittimità della Corte Suprema è la comunicazione dell’evento interruttivo da parte del difensore della società fallita a far decorrere il termine per la riassunzione dell’atto di opposizione a decreto ingiuntivo di pagamento.
«Nella specie – ha fatto rilevare il difensore del Comune, avv.Agostino Rosselli – non risulta che vi sia stata una dichiarazione, notificazione o certificazione rappresentativa dell’evento interruttivo provenienti dalla società fallita in data precedente alla dichiarazione resa in udienza dal procuratore della valle Crati Spa circa il fallimento della società. La conoscenza che il Comune ne poteva avere in epoca precedente (avendo notificato alla Curatela l’opposizione al decreto ingiuntivo con atto che faceva riferimento al fallimento) implica una conoscenza di fatto dell’evento interruttivo, tuttavia non idonea a far decorrere il termine per la riassunzione del giudizio nei confronti della Curatela fallimentare”.
Nell’affermare questi principi di diritto, la Corte di Cassazione ha rinviato gli atti alla Corte di Appello di Catanzaro in diversa composizione, per l’esame di merito dei rapporti intercorsi tra la società fallita ed il Comune di Cosenza.
All’indomani del deposito della sentenza del Tribunale – ha tenuto a precisare l’Avvocato di Palazzo dei Bruzi Agostino Rosselli – gli avvocati della Società fallita avevano esultato per la condanna del Comune che, perseverando nelle proprie tesi difensive, ha, invece, avuto piena soddisfazione dalla decisione della Corte Suprema».

 

 

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