COSENZA – Promuovere lo sviluppo del turismo sostenibile tramite la valorizzazione del patrimonio naturalistico e archeologico subacqueo e definire le pratiche per la preservazione dei beni culturali sommersi sono gli obiettivi del progetto Bluemed in cui si inserisce l’accordo di collaborazione, siglato questa mattina presso la Galleria Nazionale di Cosenza, tra l’Università della Calabria e il Polo Museale per la realizzazione di uno spazio espositivo all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna. Il progetto Bluemed, che annovera in Italia partner quali l’Università della Calabria, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”, punta alla valorizzazione dei relitti situati nell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”. «I due relitti presi in considerazione-spiega Fabio Bruno, locali coordinator del progetto- sono sostanzialmente dei carichi di marmo; troviamo diversi relitti lapidari che giacciono sui fondali spesso a profondità ridotte. Il primo è Punta Scifo D su cui è stata fatta già un’esperienza di tipo tradizionale, un percorso che con una cima-guida indica l’itinerario di visita sia a chi fa snorkeling che a chi fa immersione; sono presenti dei paletti che mostrano il punto in cui ci si trova, e delle tavolette plastificate informative. In un progetto precedente, che aveva come oggetto da investigare Punta Scifo D, è stata effettuata una ricostruzione in 3d non solo del relitto ma anche del fondale e dell’area circostante; il secondo relitto preso in considerazione è il relitto Cala Cicala che giace tra gli scogli e che, dalle prime analisi, sembrerebbe molto importante per le dimensioni del marmo. I modelli 3d vengono resi fruibili al pubblico essenzialmente in due modi: una fruizione semi-immersiva (la visualizzazione avviene attraverso schermi o totem); un caschetto che fornisce un’esperienza più coinvolgente, una fruizione più complessa e accattivante che, attraverso l’uso di un telecomando, ci permette di muoverci all’interno del sito come se stessimo facendo un’immersione». Completata la realizzazione virtuale, dove renderla fruibile è il grande interrogativo a cui si è risposto: «La scelta-prosegue Fabio Bruno- è ricaduta sul Museo archeologico di Capo Colonna che ospita anche una sezione di reperti subacquei», «una buona pratica per verificare come il Ministero riesce a ad attuare la tutela e la valorizzazione insieme- specifica il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna, Gregorio Aversa-. Un’offerta ampia in una struttura che in Calabria ha la sua importanza però ha bisogno di crescere molto. Il Museo è suddiviso in tre sezioni che sono in corrispondenza dei tre momenti principali del luogo: sacro, terra e mare». «Siamo fortunati ad avere nei nostri fondali la maggior parte delle ricchezze archeologiche, sin da subito- dice Simone Scalise, responsabile Servizio dell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”- ci siamo attivati per capire in che modo avessimo potuto valorizzare e dare un valore aggiunto ai fondali dell’area marina protetta. Per quanto riguarda il Punto Scifo D, nel 2014/15 abbiamo utilizzato dei fondi FERP legati alla valorizzazione turistica per dare a tutti la possibilità di poter ammirare le caratteristiche dei fondali. Adesso facciamo parte del progetto Interreg perché stiamo proseguendo in una direzione in modo da dare la possibilità di fruire con queste attrezzature multimediali delle presenze archeologiche». Un progetto altamente innovativo che consente un aggancio al territorio, «la chiave di volta per lo sviluppo turistico e culturale di una regione, la Calabria, che ha avuto un passato glorioso. Quello di oggi-prosegue Gino Crisci, rettore dell’Università della Calabria che è soggetto attuatore del progetto Bluemed- è l’evoluzione di una serie di progetti di diverso tempo fa; ciò che vi ha illustrato l’ingegnere Fabio Bruno è una rapida visione di tutto quello che potenzialmente potremmo fare per valorizzare i beni culturali marini», «la dimostrazione- dichiara il direttore del Polo Museale Angela Acordon- di come la riforma del Ministero presenti degli inceppi, perché questo è il classico caso in cui tutela, conservazione e valorizzazione si devono forzatamente riunire anche se la riforma le ha separate dando la tutela e conservazione alla Sovrintendenza, e la valorizzazione al Polo museale. Sono contenta e convinta che il Museo di Capo Colonna sia il luogo adatto a questo tipo di esperienza e di installazione».
Rita Pellicori